mercoledì 19 dicembre 2007

Un chiodo fisso

Qualcuno mi aveva chiesto di caricare su YouTube il documentario "L'anima migrante" con cui io e altri studenti arrembanti abbiamo partecipato alla scorsa edizione di un concorso promosso dal Museo dell'emigrazione di Gualdo Tadino (qui il post precendente).
Ebbene, lo confesso: non l'ho più fatto. Però, se la curiosità vi divora (tsè) potrete trovarlo qui in streaming.
Dura 15 minuti.

Nella sezione "Concorsi" c'è pure "Keine Angst", altro documentario che ha partecipato al concorso, prodotto da uno studente del master.
A proposito, è già uscito il bando dell'edizione 2008 di Memorie migranti. Per chi volesse cimentarsi ...

martedì 18 dicembre 2007

Un lavoretto per pagarsi gli studi

Altro che collaborazioni giornalistiche a destra e a manca. Per pagarsi gli studi e la vita sotto la Madunina il web offre mille possibilità. Elenoire ne ha scelta una. E Onofrio e Serenella sono riusciti a raccontare la sua storia, quella di lei, webcam girl. Che, alla fine, è arrivata pure su corriere.it e, come dice Albs, sul sito del Messaggero e poi chissà ...
Onore al merito, dunque. Gli interessati sono pregati di offrire da bere, nell'attesa di altri successi :-P

Augh.

domenica 9 dicembre 2007

Il web 2.0, Google maps e le lucciole milanesi

Non c'è limite alla creatività umana ...

have a look here, please!

mercoledì 5 dicembre 2007

Meccanismi

Del consigliere comunale di Treviso, Giorgio Bettio, e della sua "citazione" sulle SS ne ha parlato perfino Gramellini nel consueto Buongiorno su La Stampa di oggi, segno che l'episodio è più che rimbalzato agli onori delle cronache nazionali, grazie al "lancio" dei siti online delle grandi testate: corriere.it e repubblica.it. E, d'altra parte, se non fosse stato così, io da Milano non me ne sarei nemmeno accorta.
Però lascio, per chi vuole, una riflessione sui meccanismi che fanno e gonfiano, a volte a sproposito, una notizia. Sono i pareri di gente più navigata di me nel mondo del giornalismo e che ha vissuto la storia molto più da vicino, da un punto di vista professionale: li trovate qui e qui ... scavando scavando si arriva pure a sentire l'audio di quella famosa seduta del consiglio comunale.

sabato 24 novembre 2007

Dite voi a che santo votarsi. Possibilmente non al patrono della Svizzera

Domanda: quanto ci si mette ad andare in treno da Milano a Treviso? Risposta (unica e inconfutabile): dipende. Da che? Dagli spiriti maligni. Sì, avete capito bene. È tutta colpa loro. E venerdì scorso l’unica cosa che mi ha salvato, ma solo in parte, è stata aver comprato un’indulgenza (il biglietto), e neanche plenaria – mi mancava il ticket per il regionale Mestre-Tv – qualche giorno prima di partire.

In effetti, a ripensarci, è stata proprio colpa degli spiriti maligni se:
- le prime cinque obliteratrici in cui ho cercato di annullare il biglietto, attraversando la pomposa, magnifica ed estesa Stazione Centrale ambrosiana, in una corsa affannosa per non saltare sul magico convoglio, erano guaste. (Amen. Non facciamoci prendere dal panico)
- il prodigioso treno, tariffa Intercity, è partito con 40 minuti di ritardo per guasto al locomotore. (Ri-Amen. Manteniamo i nervi saldi. Rilassiamoci. In fondo è venerdì)
- L’amico treno – che produce il 90% in meno di CO2 rispetto ad auto e aerei, secondo la pubblicità - ha subito rallentamenti durante tutto il viaggio. (Insh’allah)
- è arrivato a Mestre alle 20,25 con 70 minuti di ritardo. (Ma figurarsi se è un problema: mica ci scomponiamo per così poco noi, fruitori habitués dei chemins de fer. Oh mon Dieu!)
- Risultato: ho perso una casuale coincidenza per Tv alle 20,30 perché mi mancava il biglietto regionale. E ho aspettato 40 minuti quella successiva. Tempo totale di viaggio previsto: 3,30 h. Tempo effettivo: Cinque ore
- Oltre il danno, la beffa: non mi hanno dato nessun rimborso. In fondo avevo viaggiato con un Cisalpino. E cioè con una compagnia svizzera: Trenitalia non c’entra niente.(Caspita! Fanno pure la spia e lo scaricabarile, come Pilato)

Intanto a me, più che un normale viaggio da pendolare, sembra di aver fatto un pellegrinaggio a Santiago. Dalla prossima volta se mi propongono un treno Cisalpino gli rispondo come la pubblicità: “Sfizero? – No, Novi! Grazie!”. Il che è tutto dire, viste le condizioni di Trenitalia e delle Rfi…

A volte ritorno

Sdeng! Si informano i gentili passeggeri-lettori-ascoltatori che questo blog ha ripreso a dialogare con il cervello della sua autrice e sarà lieto di illuminarne i meandri contorti nella vana speranza di offrire qualche spunto di riflessione o semplicemente di strappare un sorriso, una lacrima, un’incazzatura a chi deciderà di spendere qualche secondo nel leggerne le righe.
… l’autrice promette inoltre, solennemente, che non scriverà più frasi lunghe come quella che ha concluso poc’anzi.
Buon soggiorno.
La direzione.

venerdì 26 ottobre 2007

w le pantegane! e la Ratatouille!



Ho deciso. Pianto tutto, vado a Parigi (ah, l'amour!), e apro un bistrot.
Qualcuno sa dove posso trovare un topo capace di cucinare?

martedì 9 ottobre 2007

Caro ministro ti scrivo, così mi distraggo un po'

Riporto senza modificare alcunchè, dal Giorno di lunedì 8 ottobre 2007 :

L'APPELLO


Caro signor ministro no prediche, sì sostegni

— MILANO —SIGNOR MINISTRO, il programma da lei illustrato in Parlamento giovedì scorso, «bamboccioni fuori di casa», è meritorio e persino nobile. Stimolare con la provocazione i giovani perditempo, spiaggiati sul sofà del salotto tra mamma e papà fin oltre i trent'anni, a uscire dal bozzolo dei conforti casalinghi è una causa condivisibile. Studi a rilento, lavoretti, relazioni "liquide". E zero responsabilità. Basta con queste vite parcheggiate, è il suo invito. Questi giovani non producono, non si sposano. Un danno per tutti. Ma le cose stanno veramente così? In una lettera pubblicata dal Sole-24 Ore di ieri un 70enne con una pensione di 50 mila euro l'anno dice di averne messi da parte 100 mila per la previdenza del figlio, che ha 40 anni e uno stipendio netto di 20 mila. Un esempio paradossale, certo. E sintomatico. Perché per la prima volta dal dopoguerra i figli vivono peggio dei genitori e il trend non si rovescia. Quando si avvicina la vecchiaia, sono gli adulti a soccorrere i più giovani anziché il contrario. E non tutti hanno le risorse per farlo, come nel nostro esempio. Nella pancia del Paese, caro ministro, ce ne sono sette milioni e mezzo di «bamboccioni», il 61% dei giovani italiani. Hanno tra i 18 e i 34 anni e il loro indirizzo è lo stesso da quando sono nati. Un terzo studenti, quasi metà lavoratori, gli altri alla ricerca di un posto. Che non sarà fisso né garantito e quasi sempre malpagato. Almeno la metà vorrebbe spiccare il volo e chissà, metter su famiglia. Cambia città (a volte Paese), sceglie le università migliori o i lavori più promettenti. Ma viene rimbalzato da uno stage a un altro per anni, guadagna quattro soldi e non ce la fa con l'affitto. Mutui neanche a parlarne senza busta paga garantita. Le banche (poche) che li concedono hanno condizioni impossibili. Studiare poi è un lusso. In Italia abbiamo mezzo milione di fuorisede e solo 51 mila residenze universitarie. I cervelli in fuga vivono in appartamenti sovraffollati, fatiscenti, a volte sottotetti arrangiati. Una stanza costa fino a 700 euro, un posto letto 400. Senza contratti, tutto in nero. Più che vita parcheggiata, questa è una vita agra. Di giovani precari, atipici, ma non anormali. Niente prediche, dunque. Ma sostegni. Trecento euro l'anno di detrazione per gli affitti è ancora poco. E se guardiamo alla Spagna, signor Ministro, dove il bonus è di 200 euro ma al mese, vien voglia di partire. E non tornare più.


Valentina Conte, Studentessa alla Statale di Milano

via lasestina.com

lunedì 1 ottobre 2007

Gianluigi Stella?

Io capisco che John Anthony Etoile dia fastidio a molti. Politici, inquilini di palazzi, occupanti di poltrone, ecc ... E capisco pure che la fretta o la stanchezza possano essere cattive consigliere, visto che il ministro della Giustizia Mastella dice di tenere il proprio blog nei ritagli di tempo, e di farlo di solito la sera, dopo il lavoro. Però ...

copio e incollo l'inizio del post Un, due, tre... Stella , datato 29 settembre:

Un due tre... Stella
Gianluigi Stella, noto giornalista del Corriere della Sera, fa lo spiritoso moralista su di me perchè sarei andato in aspettativa dalla Rai tanti anni fa facendomi pagare i contributi previdenziali per la pensione da giornalista pur essendo stato eletto in Parlamento. L'accusa si basa sull'ignoranza costituzionale e sulla non conoscenza dei fatti. Strano per un giornalista no? Le cose stanno così: non ho scelto io l'aspettativa pagata dallo Stato. Non si poteva fare diversamente. A quel tempo pagava la Rai. Il meccanismo valeva per tutti i dipendenti, giornalisti e non di un ente pubblico. Anche lui, se venisse eletto oggi, non ....


Ora, mi sorge un dubbio: il ministro Clemens Mastella, pluribersagliato su tutti i fronti non solo da Gian Antonio Stella ma anche da altri giornalisti, avrà sbagliato apposta il nome della penna del Corriere? E' un atto voluto, quasi biblico, volto a togliere 'lustro', 'dignità' al nome del 'nemico'?
Oppure è un lapsus freudiano? Un errore veniale?
O suvvia, che ci sono cose ben più gravi che scivolare su questi fatti! Ma iniziare un post sbagliando il nome di uno dei fuoriclasse del giornalismo italiano, beh ... lascia pensare, ecco.

Tra l'altro, nessuno sembra essersi accorto della svista. Il post è in linea da sabato e l'errore è ancora là. Gaudeamus igitur.



foto da:
viskovitz.splinder.com/
festivaleconomia.it

martedì 25 settembre 2007

Vajont. Un nuovo paesaggio per fare memoria

Il tema è sempre attuale. E fare memoria fa sempre bene. A Treviso, a palazzo Bomben, (quartier generale della Fondazione Benetton), c'è una mostra (gratuita) sul Vajont, fino al 7 ottobre. No, non è una spataffiata su come e cosa è successo (il che, comunque, è sempre bene ricordarlo). E' l'esposizione dei progetti che hanno partecipato a una gara d'idee per sistemare l'area intorno alla diga e alla palestra di roccia lì vicino, data la mole sempre più consistente di visitatori. Bene così. Si riqualifica l'area, si favorisce l'armonia con il territorio e, non ultimo, il turismo, in zone in cui la bellezza sa ancora un po' di selvaggio.


L'altra chicca è un documentario di un quarto d'ora, ripescato nella cineteca di Bologna e visibile nelle sale della mostra. Si chiama "Uomini sul Vajont". Girato nel '59 da Luciano Ricci, mostra il lavoro quotidiano degli operai. A me ha fatto quasi sorridere nel suo stile trionfalistico, erede di quegli stilemi tipici della narrazione fascista. Gli operai sono descritti come eroi, anche se a volte paiono più che altro funamboli, alla faccia delle leggi odierne sulla sicurezza nei cantieri.


Il documentario è stato premiato alla mostra del cinema di Venezia, nel 1960. Non era spiegato perchè. Non so quali fossero i concorrenti. Però c'è anche da dire che quel conte Vittorio Cini che tanto ha fatto per la Serenissima e per il cinema in laguna, era pure uno dei maggiori azionisti della Sade, la società idroelettrica privata che ha voluto e fatto costruire la diga del Vajont, prima di (ri-)venderla alla neonata Enel ... una casualità?


foto da: erto.it

Cosa mi metto in saccoccia (/1 ?). Impressioni post-BarCamp

Primo (ma forse non ultimo) post sul non-ritrovo di non-conferenze di blogger in Ghirada …

Web “duepuntozero”. E poi social-network, blog cooperativi, aziendali, blog e marketing. Senza dimenticare Twitter e OpenId. E blog come testate di informazioni. Due giorni al Ghirada BarCamp e la mia mente si è riempita. Non solo di parole nuove, sarebbe riduttivo. Di volti, di spunti, soprattutto. Social network è stata la base, la cornice, il contenuto: ovvero l’arte di costruire relazioni, esperienze, conoscenze attraverso i nuovi strumenti partecipativi. Attraverso la rete, diventare la rete. Forse nessuno capisce bene ancora cosa sia questa nuova “bestia”, quali confini abbia, e se ce ne siano. Ci si interroga, lo si fa ai BarCamp, e si costruisce la realtà, reale e virtuale. Si mettono le mani in pasta.

Come il sito Alcamo.it, blog collettivo, ex-portale, ‘supervisionato’ da Vincenzo Caico. Trenta autori, ma quasi nessuno di loro è giornalista. Scrivono di questo piccolo centro poco distante da Palermo, dei suoi problemi, iniziative, tendenze. A volte pubblicano notizie prima dei media tradizionali. Qualcuno li ha definiti, nei commenti, “la parte più limpida della città”. Danno notizie, fanno notizia. Sono utili.
Non oso chiamarlo CitizenJournalism (qualcuno di mia conoscenza avrebbe da ridire, e sarei pure d'accordo). Però è una cosa piccola e allo stesso tempo grande, che fa pensare a come sta già evolvendo ed evolverà il modo di fare giornalismo.
A chi fosse interessato, consiglio di farsi un giro pure su Gorizia Oggi: una giornalista - Annalisa Turel - , un blog. Scrivere, editare, pubblicare. In modo semplice, ma soprattutto con notizie che arrivano prima dei media tradizionali, se non in tempo reale.
Ecco, mi piacerebbe capirne un po' di più. Capire se è uno dei futuri possibili, praticabili. A livello tecnico, i mezzi ci sono. Un giornalista capace, professionale, può sperare di esercitare così la professione? Si può “vivere di notizie” in questo modo?
Vincenzo Caico, che conosce Annalisa Turel, racconta che alcuni sponsor sostengono il sito. Può bastare?

Lascio aperte le domande. Ovviamente, non è finita qui :-P

domenica 23 settembre 2007

Ghirada BarCamp - Day One (22sept)


La foto del giorno: Luca Conti (Pandemia) ripreso e intervistato dal "cameraman" di TheBlogTv.

PS: le altre foto della giornata su Picasa, nella sezione Images del blog :-D

Posted by Picasa

giovedì 20 settembre 2007

It's time to go (quasi)!




La Ghirada ci aspetta. I partecipanti sembrano aumentare. Io sono pronta al mio ruolo di curiosa. Con telecamera (forse).

Adelante, pedro, pero con juicio!

Chi viene?

Nuovi amori?


La gentile signora sembra però non gradire cotante manifestazioni d'affetto, a sentire il Corriere di oggi (che non riesco a linkare) ...
foto da: lefigaro.fr

giovedì 13 settembre 2007

Un giorno di ordinaria follia

Ritratto verosimile anche se non del tutto veritiero, liberamente ispirato dall'osservazione etno-antropologica condotta da me medesima in redazione durante lo stage...

Ore 7.30, l'alba: le coraggiose e irriducibili vedette del mattino aprono i rubinetti dell'informazione. Il gruppo è piccolo e sparuto, gli occhi ancora semichiusi, l'umore non è dei migliori ... prima di mezzogiorno sono già quasi tutti divorati dai crampi della fame. Aspettano solo che arrivi il grosso della truppa per iniziare a tempestare il bar di telefonate, affinchè giunga infine il cameriere-pinguino (camicia bianca, grembiule e gilet con doppia punta dietro, tipo frac, neri) con il suo vassoio di caffè-spremmute-cappuccini-brioches ...

Ore 8.00 - Ore 9.00 - Ore 9.30, tutti ai propri posti: fa il suo ingresso, scaglionata, la maggior parte della cavalleria. Conseguenze: nei giorni peggiori già alle 9.00 non si trova più nessuna copia dei quotidiani principali nello scaffale adibito a contenitore per la mazzetta di redazione. In compenso al pomeriggio, uscendo, è facile scorgere su qualche scrivania anche due-tre quotidiani diversi, di cui si intuisce che, forse, ne è stato sfogliato solo uno. Aumenta il sottofondo di ticchettio da tastiera. Ogni tanto un gallo canta o un bimbo piccolo ride, sulle note di un loop da discoteca anni '80. Niente paura. Sono solo le suonerie dei cellulari (quella con il gallo è del mio capo!).

Ore 10,30, last but not least: furtivamente, si intrufolano ai desk gli ultimi redattori. Sono le retroguardie. Forse hanno dormito di più, ma saranno gli "ultimi a uscire", con l'onore e l'onere di finire il turno e presidiare le postazioni nel caso scoppi la terza guerra mondiale e ci sia bisogno di comunicarlo al mondo. Ma solo se succede entro le 20 di sera. Chissà se si ricordano di spegnere la luce, andandosene.
Nel frattempo, si sono già alternati tre-quattro camerieri pinguini con i loro vassoi e le tazzine coperte dalla stagnola, sennò nel trasporto si fredda tutto, ecchedìamine!

Poi tutto liscio. Gli incastri per decidere i turni del pranzo e non lasciare il forte abbandonato sono degni, però, delle più intricate strategie militari.

I pinguini vanno e vengono, intanto.

Ore 16.00: pronti, via! : le vedette del mattino hanno finito il loro compito. Scattano verso l'esterno, protese verso impegni-palestra-spesa-figli-ecc ... Il cambio della guardia non è esattamente visibile come quello di Buckingham Palace. Anzi, quelli che escono senza salutare non vengono ricambiati. Non per orgoglio. E' solo che la redazione comincia ad assumere le fattezze di un porto di mare. C'è chi viene e c'è chi va. Se si esce nel silenzio è probabile che nessuno se ne sia accorto che siete andati via.
A scanso di equivoci, sennò sembra un posto di freddi droidi, c'è comunque chi saluta e viene affettuosamente ricambiato, anche solo con un cenno della mano da chi ha ancora il didietro attaccato alla sedia e gli occhi fissi su almeno due monitor.

Ore 17,30 - 18.00 - 19.00, rompete le righe: è l'ora X. Fuori l'aria ha raggiunto ormai il picco di inquinamento quotidiano, le strade sono intasate dal traffico, bus e tram assomigliano a scatole di sardine ...

Ore 19.00 - 20.00: gli ultimi ri(n)tocchi ... all'orizzonte c'è già la donna delle pulizie.

Ps: ad allietare le danze, arrivano una tantum, come manna dal cielo, leccornie di svariato tipo, prede di missioni da inviati speciali a quattro angoli d'Europa, souvenir di vacanze esotiche o condivisione di prodotti tipici dai più svariati angoli d'Italia dopo visite più o meno vacanziere dei redattori alle rispettive famiglie. In fondo, la mamma è sempre la mamma!

martedì 11 settembre 2007

E voi dove eravate?

Prendo spunto da questo blog per appuntare su questo trabiccolo virtuale dov'ero io l'11 settembre 2001. Un post piccolo, perchè è poco importante dove fossi io in quel momento. Ma credo sia più importate, per tutti, ricordare il modo in cui ci ha investito la notizia e le sensazioni che ne sono nate.
Per me è stata una cosa "a scoppio ritardato". Come l'onda del Vajont quando ha scavalcato la diga, più o meno: prima, si racconta, è arrivata una massa d'aria potentissima, incanalata nella valle e spinta dal movimento dell'acqua. Una massa d'aria che è arrivata come vento pesante nelle strade di Longarone, senza però che la gente riuscisse ancora a capire cosa stava per succedere.
Io l'11 settembre 2001, nel primo pomeriggio, ero in piazza dei Signori, a Treviso, con delle amiche. Stavamo guardando le vetrine di una libreria con orario continuato, forse per farci venire l'idea per un qualche regalo. A una delle mie amiche è arrivato un sms da sua sorella, con la notizia dell'attacco alla prima torre. Un sms pesante come la massa d'aria del Vajont.
Ma io, lì per lì, complice forse l'assenza di dettagli precisi, non ci ho dato troppo peso. "Sarà un altro di quegli innumerevoli bisticci tra stati che si pestano continuamente i piedi. Sarà il solito mitomane", ho più o meno pensato.
Poco dopo sono tornata a casa. Ho acceso la tele.
Non era il solito mitomane.
E le immagini della tv mi hanno investito come l'onda del Vajont.

E voi, dove eravate?

lunedì 10 settembre 2007

In ordine sparso

Settembre. Come gennaio, ispira propositi più o meno volenterosi per la produttiva stagione invernale che si prospetta innanzi (ammirare il linguaggio forbito, please!)
Orbene, urge fare un elenco. Rigorosamente in ordine sparso:
- Cornice: inizia il secondo anno di master. Ne avremo fino ad aprile. Poi quattro mesi di stage. Poi chiusura del master. Poi esame di Stato. Poi ... officially unemployed! ... a meno che, nel frattempo ...
- 22-23 settembre: primo BarCamp a Treviso ... roba da blogger, ma non solo ... ho una voglia matta di metterci dentro il naso. Con me, per ora, la mia amica quasi-pr fresca fresca (in tutti i sensi) di stage a Bruxelles. Come, non sapete cos'è un BarCamp? Beh, neanch'io lo so di preciso. Sul sito di quello che si terrà in Ghirada si legge:
"Una non-conferenza nata dal desiderio delle persone di condividere e apprendere in un ambiente aperto e libero. Un evento intenso con discussioni, demo e molta interazione tra i partecipanti. Se hai qualcosa da condividere o il desiderio di imparare sei benvenuto e invitato a partecipare"... insomma il tentativo di portare nella realtà fisica, con degli eventi, il "metodo" di conoscenza-partecipazione-discussione (social network?) che tanto si sta sviluppando nella rete. Nessuno in cattedra. Condivisione di saperi ed esperienze. Amen. Altri partecipanti sono benvenuti.
- ho trovato una palestra di judo logisticamente comoda qui a Milano (fregherà niente a nessuno, ma volevo dirlo lo stesso) ... e forse ci trascino pure Paperino (quello della 'disavventura a Garlasco') ... mercoledì si inizia!
- con oggi si è aperta l'ultima settimana di stage in Reuters ... :-( ... considerazioni finali rimandate a data da destinarsi
- mi sono iscritta anch'io su Facebook. Simpatico trabiccolo di cui non riesco ad apprezzare ancora, nella pratica, tutte le potenzialità ...

Fine degli aggiornamenti. Per ora. Perdonate lo stile sciatto e la scarsa originalità. Il mal di testa mi sta sconquassando il cervello e appiattendo l'umore.

Augh.

lunedì 3 settembre 2007

Come una bava di vento

Domenica sera, per la prima volta, ho preso uno dei nuovi Eurostar sulla linea Venezia-Milano. Ero in estasi: due ore e dieci soltanto!!! (Poi ho dovuto aspettare il bus 20 minuti, ma questa è tutta un'altra storia ...tutta un'altra azienda) ... insomma, due ore e dieci al posto di tre abbondanti sembrano niente. Dà quasi una certa ebbrezza non sentire pronunciare il nome di alcuna stazione a eccezione di Mestre, Padova e Milano centrale!
Però. C'è un però. Non è che voglio fare la pigna. E' che ho appena letto un articolo su Io Donna (tipica lettura da spiaggia :-): in Spagna è praticamente pronta la nuova linea Madrid-Barcellona. Due ore e venti minuti. Cento euro (andata e ritorno). Bene, penso io, più o meno come la Venezia-Milano ... Gnèèè! Errore! Continua a leggere l'articolo del settimanale, per piacere! ...mpf, continuo a leggerlo, uffi, va bene!
L'articolo dice più o meno "con i treni a percorrenza normale ci si mette cinque ore da Madrid a Barcellona" .... ah! Quindi con l'alta velocità ci si impiega meno della metà! .... Bella notizia ... il mio senso di compiacimento per il nuovo Eurostar si sta già attenuando: con la nuova linea "super veloce" si guadagna meno di un'ora, nel complesso ... continuo a leggere .... "entro poco tempo la Spagna avrà 1700 kilometri di rete ferroviaria ad alta velocità" ... Urca!!! ... "e l'Europa non è da meno, tanto che alcune compagnie aeree low cost hanno già smesso delle tratte a breve-medio termine perchè la gente, in Europa, tornerà a preferire la rotaia ai flap degli airbus".... mmmm..
..rimungino.... si parla di progetto europeo. E, come in tutte le cose, chi è che rischia di restarne fuori? Chi è che non è riuscito in tutto questo tempo a proporre un progetto valido e sostenibile? Qual è il Paese che rischia di "perdere il treno" se entro settembre non saprà proporre all'Unione un progetto definitivo per il Corridoio 5? Chi è che ha l'alta velocità sulla linea Firenze-Roma ma non la sfrutta appieno perchè non riesce ad aumentare il voltaggio e fornire la potenza energetica necessaria?
Indovinate ....
Intanto la gioia per l'Eurostar si è quasi tutta consumata. La prossima volta prendo un interregionale, così faccio un bel ripasso di toponomastica. Intanto comincio già, che il viaggio è lungo: Lambrate, Melzo, Treviglio, ... ciuff ciuff...

mercoledì 29 agosto 2007

Piccole riflessioni su giornalismo e tv

In questi ultimi scampoli d'agosto e di stage, con un po' di stanchezza dovuta forse alle bizze del tempo, può anche capitare di che io non mi sappia decidere tra due programmi tv in onda nello stesso momento. A fine estate? In Italia? Sì, certo! ... Ah, i casi della vita!

Ieri sera, per esempio, c'era Riccardo Iacona su Raitre, in diretta dalla base italiana in Libano con W l'Italia - diretta. Al di là dei contenuti, devo ancora riuscire a capire se mi piace o no questa sua nuova veste lavorativa, dove al lavoro di inchiesta aggiunge la conduzione in diretta con larga partecipazione di pubblico, personaggi, protagonisti. L'idea in sè non pare malvagia. Mi sembra rientri in un'ottica di "servizio pubblico", di costruzione collettiva della "verità" (o, semplicemente, della/e realtà), di negoziazione di quello che lui scopre e racconta attraverso il dialogo con alcuni protagonisti delle stesse inchieste. Non mi convince fino in fondo perchè il rischio di eccedere nella spettacolarizzazione e finire nell'autocelebrazione è sempre in agguato. E poi perchè rischia di copiare clichè di stampo "salottiero" già ampiamente presenti nella tv generalista. Intendiamoci, non che ci sia pericolo che Iacona arrivi ad assomigliare a Bruno Vespa. Però il pubblico abbondante, seduto, mentre lui si destreggia di qua e di là con parlantina veloce e movimenti spigolosi, quasi mi incute un po' di inquietudine ... saranno gusti personali, ma di lui preferisco l'inchiesta nuda e cruda, ben rimtata, con un buon montaggio, ai turni di parola spezzati dai blocchi pubblicitari ...

L'altro programma che mi costringeva a fare zapping è stato uno Speciale del Tg di La7 sul delitto di Garlasco. Poco più di un'ora. Cosa aveva d'interessante? Che il focus della trasmissione non era il delitto in sè, ma l'appoccio dei media. "Delitto show" era il titolo. Tesi: da Cogne in poi non è più stata la stessa cosa nel raccontare tragedie di nera.
Interessanti, sobri e ben calibrati gli spunti offerti dal criminologo e dal sociologo della comunicazione presenti in studio, le critiche e le analisi sul ruolo dei media. E i servizi che hanno ricostruito l'atteggiamento, spesso sfociato nell'accanimento, della stampa nel caso di Cogne, in quello del piccolo Tommy e soprattutto, a mio parere, in quello di Erba, con i titoli sparati in prima pagina su Azouz e gli editoriali del giorno dopo.
Solo una cosa non mi torna troppo: c'era un inviato che, in collegamento da Garlasco, girava delle domande a Piero Colaprico, di Repubblica. Tutti e due in piedi, nel buio schiarito dai fari della produzione tv, di fronte alla villetta dove è stata uccisa la ragazza. Non c'erano carabinieri, Ris o polizia che stessero facendo alcun rilevamento. Non c'era nessuna necessità di essere lì per dare eventualmente aggiornamenti in diretta.
Domanda: non avevano un altro posto dal quale fare il collegamento o è irrinunciabile, per le dinamiche televisive, trasmettere dal luogo del delitto anche se c'è la certezza che non sta succedendo niente di niente?
"Mentre noi parliamo qui fuori, dentro la casa stanno facendo effetto i reagenti chimici posti dai Ris" dice Colaprico, a un certo punto .
...ah beh, allora ho capito tutto!

martedì 21 agosto 2007

"Non si fanno le nozze con i fichi secchi"

Il mio amico Paolino Paperino fa lo stagista in una radio, qui a Milano.
Il mio amico Paolino Paperino è apprendista stregone, come me.
Il mio amico Paolino Paperino è un brontolone, ma è molto versatile. Fa di tutto e di più (come la Rai, in teoria). Sforna servizi sull'uragano Dean come sui cortei dei gay.
La sua radio ha una gestione molto alla buona, a tratti rasenta il caos.
Il mio amico Paolino Paperino, invece, a tratti rasenta la crisi di nervi. Più volte ha sfiorato l'esaurimento nervoso. Come ieri. Poteva essere una bella occasione per "fare pratica" ... i boss della radio avevano deciso: inviato a Garlasco, sulle tracce del killer della 26enne Chiara. Il "caso Cogne" del momento.
Mi piace pensare che fosse un inviato super speciale, con mascherina e mantello come Paperinik.
Peccato che a Garlasco non ci sia mai arrivato. La giornata era iniziata nel migliore dei modi: pioggia torrenziale a intermittenza su tutta la Lombardia. Paperino non ha una sua auto. E' romano e non ha mai guidato nel traffico milanese. Ma la mitica redazione gli affida quattro ruote e un motore. "Vai", gli dicono, senza nemmeno una benedizione. Paperino non ci pensa. E parte. Stranamente, si perde. L'ingenuità e l'incoscienza (in senso buono) iniziale fanno piano piano spazio a un terrore che monta sempre di più nel suo animo.
"Sto guidando una macchina che non è mia, senza assicurazione, se succede qualcosa chi paga? Fateme tornà!", pensa il super eroe, giusto un filo preoccupato. E quindi, dopo due ore, fa rientro alla base. Ma mentre pregustava già di poggiare le chiappe sulla morbida poltrona della sua postazione, il boss lo rispedisce fuori. "A Garlasco s'ha d'andare", tuona con fare manzoniano. "Piglia il treno!".
Paperino vola in stazione, e prende il treno. Che però ferma a Vigevano, mica a Garlasco. Tutti i giornalisti sono nel paesino che da giorni è sotto i riflettori dei i media nazionali. Lui è solo e lontano. La sua è una radio "avventurosa", "informale". All'inizio era felice di essere lì in stage. Peccato che la sua radio sia talmente informale da non volergli pagare nemmeno un taxi per arrivare dove i suoi colleghi e concorrenti sono già da un pezzo. In fondo, 50 euro sono troppi per le finanze dell'emittente: meglio muoversi con i mezzi pubblici! Ma treni e corriere per il borgo campagnolo, "teatro del delitto", passano con la cadenza di un'era geologica...
A Paperino non rimane che tornare in redazione. Comandanti dei carabinieri e magistrati non si degnano nemmeno di rispondergli. "E chi m'aveva mai visto, di loro? Ci fossero stati i colleghi, almeno! Ma erano tutti a Garlasco!", racconta sconsolato.
E, seduto sulla poltrona del suo desk, gli occhi fissi sull'Ansa, ricama il suo servizio standard ispirandosi alle agenzie uscite nel frattempo.
Lui non avrebbe voluto, ce l'aveva messa tutta. Sentiva che l'occasione era ghiotta, che avrebbe potuto avere il suo spazio e cercare un taglio orginale per la sua cronaca.
E, mentre alla fine si prepara ad andare in voce, non gli resta che pensare, scorato, che in fondo "Non si possono mica fare le nozze con i fichi secchi".

giovedì 16 agosto 2007

pensieri comuni, pure abbastanza stereotipati

Milano può essere tutto e il suo contrario. E' agosto. Sì è svuotata. Ma non troppo. L'aria è più pulita. I mezzi pubblici veloci e puntuali. Non si fa fatica a trovare parcheggio. Poche le serrande alzate. I quotidiani hanno in prima pagina un giorno l'inchiesta "caccia ai bar aperti e non in ferie" e un altro "gli anziani soli e senza servizi adeguati". Solo il ferragosto interrompe la monotonia con le previsioni sui volumi di traffico per l'evasione giornaliera. Segue elenco delle manifestazioni che tengono in vita la città.
Eppure ... eppure forse è proprio il vuoto estivo che fa uscir fuori una bellezza normalmente nascosta dietro il traffico impazzito di gente e mezzi, dietro il grigiore del cielo invernale e il grigiume dello smog che si deposita ovunque, a iniziare dai polmoni.
Fuggirei anch'io, forse. Però devo ammettere che quest'estate in città non è nemmeno così tragica come me l'ero immaginata...

mercoledì 8 agosto 2007

Undicesimo punto della legge: lo scout non è uno stupido (ma a volte si fa sgamare)

Metti una sera a cena dalla squadriglia Castori (squadriglia= gruppo di 6-8 ragazzi dagli 11 ai 15 anni, ndr).
Metti di non essere più il loro capo diretto, ma che ti conoscano abbastanza per "poter capire certe cose" e ascoltare "certi" racconti ...
Considera che, prima ancora di preoccuparsi se si ha o no il sacco a pelo e la tenda, gli scout che si preparano al campo estivo hanno uno scopo supremo, che, se raggiunto, genera un piacere immenso: fargliela ai capi. Che però non sono nati ieri. Ergo, i giovini figliuoli devono aguzzare l'ingegno.
E la sq. Castori, per una volta, si è presa per tempo. In sede, moooolto prima della partenza, aveva preparato un doppio fondo nella cassa di legno di squadriglia. Robe che 007 è una mezza sega in confronto. Sotto pentole pulite, ma che nel giro di un giorno sarebbero diventate unte e nere di fuliggine, hanno piazzato un piano di compensato perfettamente livellato e cesellato, pronto a nascondere una scorta di caramelle e ammenicoli commestibili vari, sufficienti a sopravvivere alla prossima era glaciale, nonstante il menu "salutista" della cambusa (che comunque comprende botte caloriche non indifferenti)...
Poi, è successo l'imprevisto. La variabile non controllabile. Cioè i rover (= aiuti capo, più o meno, per chi non mastica lo scautese, ndr). Se ne sono accorti, anche loro prima della partenza. Ma sono stati zitti, pregustando il momento del trionfo. Che si è materializzato nell'ispezione tradizionale del primo giorno di campo.
Come sempre, prima della mazziata, è stata offerta l'ultima chance di fuga: una tinozza da bucato posta al centro del cerchio formato dalle cinque squadriglie appena arrivate al campo. "Avete dieci minuti per riempirla di tutto ciò che sapete di avere e che non è consono allo stile di un campo", ha detto un capo con fare più o meno solenne.
Silenzio.
Qualcuno ha lanciato una manciata di caramelle e cagatine varie. E sono saltate fuori pure due confezioni di pistacchi (nessun commento sui gusti segreti degli adolescenti di oggi, please!).
Troppo poco. I rover sono entrati in azione. I poveri Castori sono stati messi a nudo. Inesorabilmente. Con la vasca che si è improvvisamente riempita di contenuti "illegali" :-@
A cui si sono poi aggiunte caramelle nascoste in una borraccia, nei calzini, nella biancheria pulita. E poi cellulari mimetizzati nelle mutande, cellulari-schermo consegnati senza Sim, e via dicendo ...

E adesso provate a dire che gli adolescenti del terzo millennio non hanno fantasia, tsè!

venerdì 3 agosto 2007

Senza parole

Segnalo questo post illuminante dal blog di Federico Ferrazza. Mi astengo dai moralismi ma mi tengo la tristezza per lo stato dell'informazione in Italia (come scrive anche Alessandro Gilioli, dell'Espresso)... mio nonno avrebbe commentato, laconico, in dialetto: "Ah pòra Italia!"

Augh.

mercoledì 1 agosto 2007

One world, One promise

All'alba. Oppure alle 8.00 di ogni fuso orario mondiale, per chi non può/vuole essere mattiniero. Tutti gli scout, in qualsiasi luogo/momento della loro vita, dovrebbero essersi fermati/fermarsi per rinnovare la loro promessa. Primi fra tutti i partecipanti al Jamboree, l'incontro mondiale che si tiene ogni quattro anni (come le Olimpiadi) e che questa volta fa tappa a Londra. Per chiudere il cerchio e per ricordare l'inizio, cent'anni fa, del primo campo voluto da lord Baden Powell sull'isola di Brownsea.

Ho letto che a Milano proponevano di trovarsi alle 8.00 in piazza Duomo per compiere "il rito".
Volevo pure andarci. Tanto di solito mi alzo alle 7 e la piazza è a due passi dalla sede dello stage. Ma oggi, per la prima volta, non ho sentito la sveglia (strano vero?). Mi sono alzata alle 8.05 incazzata col mondo e con questa città, dimenticandomi di tutto.

La mia promessa l'ho rinnovata qui, in ufficio, con un'ora di "ritardo", dopo aver scritto dell'andamento dei mercati valutari all'apertura della piazza londinese. Meglio di niente.

Happy birthday allora!!!
Semel scout, semper scout ... che sia vero?

martedì 31 luglio 2007

Genty e le trevigiane

La Stampa, 20 luglio 2007, pagina 15 (sotto all'articolo su Luca Zaia beccato a 193 all'ora in autostrada):


occhiello: "Per lapidarle non basterebbero le Dolomiti"
titolo "Treviso, città di adultere"
sottotitolo: Gentilini a ruota libera

dal pezzo: Le donne trevigiane: belle da vedere ma irrimediabilmente infedeli. Lo pensa il prosindaco della città, Giancarlo Gentilini (...)
Belle da vedere: "Scoprano, scoprano il loro ben di Dio e anche gli altarini", esorta. Salvo aggiungere che "per fortuna da noi non sono in vigore le leggi islamiche perchè se dovessimo lapidare tutte le adultere, a Treviso non basterebbero le pietre delle Dolomiti" (...)
Lucignolo Bellavita (giuro, era solo un momento di zapping aspettando che finisse il break pubblicitario di "Evoluti per caso" su Raitre!), 30 luglio 2007:
Melita (la bambolotta dell'ultimo GF), è avvinghiata a Genty, credo nel suo studio in Comune, mentre discutono dell'ultima fatica artistica di lei (= calendario stile "casta e pura"), con inserti filmati dal backstage e perle di saggezza dello Sceriffo-sguardo-languido, del tipo (vado a memoria): "Ma guardatela, se fossimo Adamo ed Eva, lei sarebbe il 50% dell'intera umanità! Mica cosa da poco!"
...beata coerenza!
E poi? Poi su Raitre è finita la pubblicità ...

giovedì 26 luglio 2007

Metafore

Scene di vita quotidiana: una giornalista della redazione sta leggendo di Harry Potter su un quotidiano. A un tratto esclama ad alta voce:

"Però, nell'ultimo episodio Voldemort (il cattivo dei cattivi, ndr) occupa pure il ministero della Magia!"

...pausa...riflessione...

"E' come la Thomson con la Reuters allora!!!"

seguono risatine sotto i baffi dell'intera redazione...

venerdì 20 luglio 2007

Quel panama bianco ...

Taccuino, penna, pantaloni sempre chiari, come la camicia, solitamente di lino. Scarpe grosse e a volte, - orrore! - calzino bianco di spugna. Occhi azzurro ghiaccio, mascellone alla Ridge Forrester, alto e robusto non come un giocatore di rugby, ma poco ci manca. E, soprattutto, in testa un panama bianco con passante nero. In fronte non c'è scritto niente, ma tu ci leggi lo stesso, a chiare lettere: "sono un anglosassone in Italia, forse per sbaglio".

Chi è? Mister S., uno delle bestie della redazione. Ho avuto la scrivania di fronte alla sua per tutta la prima settimana di stage. Non mi ha degnato di uno sguardo, figurarsi un 'ciao'. Impassibile, imperturbabile, con la sua voce sicura ma un po' cavernosa lo vedi quasi sempre attaccato al telefono intento a fissare interviste e appuntamenti a destra e a manca con direttori di aziende e banche o, in loro mancanza, con l' "a.de.", l'amministratore delegato.
Però mi è stato simpatico fin da subito. Quasi ci ero rimasta male quando è sparito. In ferie per una settimana. Dove? In Toscana, no? L'apoteosi dello stereotipo turistico: il binomio inglesi-Toscana! E io me lo sono immaginato girare tra San Patrignano, Siena e Montalcino con il suo panama che più inglese di così non si può. Più inglese della regina, più inglese di Tony Blair che mi pare si sia comprato pure una villa fra i colli italici, più inglese del "paziente inglese" o di Anthony Hopkins-Hannibal Lecter in versione fiorentina.
Insomma, una mattina, al suo ritorno, senza alcun preavviso, ha alzato gli occhi e mi ha detto "Buongiorno!".
La cosa, sommata a quel suo rossore che voleva assomigliare a una tiepida abbronzatura, mi ha quasi sconvolto. In effetti poi non mi pare che l'abbia più fatto. Solitamente saluta la truppa inglese e snobba un po' quella italiana.
Però, devo dirlo, mi ha quasi commosso.

AGGIORNAMENTO DEL 31 LUGLIO
PRECISAZIONE: si aggiungono tasselli su Mister S. ... restingiamo la definizione "anglosassone" a "ammmerrricano di Kansas City" ... ostrega!
PRECISAZIONE 2: tutta la redazione italiana lo detesta. Ma come??? Lui, che è il ritratto sputato della simpatia!!!

mercoledì 18 luglio 2007

La piazza vuota di W l'Italia

E pensare che ieri sera volevo spaparanzarmi in poltrona e vedermi Cars in dvd. Invece sono rimasta incollata su Raitre a sentire Riccardo Iacona. W l'Italia in diretta. Sui buchi neri della giustizia calabrese. Perchè niente o quasi sembra cambiato dopo l'omicidio, il 16 ottobre 2005, di Francesco Fortugno.
La piazza di fronte al tribunale di Locri, una delle location della diretta, era vuota, nera, cupa, di fronte ai due maxischermi Rai, luminosi, troppo enormi per un pubblico che non c'era. Una scenografia scarna ma di un'efficacia spaventosa. Non voglio nè posso giudicare l'assenza di quel pubblico. Sulla rete in molti dicono che, più che menefreghismo, era paura. Per le ritorsioni della 'ndrangheta. Dietro agli schermi, la facciata del palazzo di giustizia riflette una luce soffusa, grigio-azzurra, a metà tra una quinta palladiana e un quadro di De Chirico. Davanti all'edificio, due berline nuove di palla, una dei carabinieri e una della polizia. "Ma è un falso. Qui non ci sono. Le hanno portate da Reggio per la diretta televisiva" dice Nicola Gratteri, sostituto procuratore di Reggio Calabria, uno dei massimi esperti di 'ndrangheta. Seduto insieme a Iacona nel mezzo della piazza vuota, su due sedie nere, scarne, ripiegabili, sole. Come la giustizia che non ha mezzi a sufficienza per combattere questa malavita.

E' in questi momenti che torna fuori quel sentimento un po' infantile (nel senso buono), quello che dentro ti fa urlare "da grande voglio essere come il mio papà/la mia mamma". Ecco, io "da grande" vorrei diventare come Iacona. O come la Gabanelli Non per la fama, ma per il modo serio e appassionato con cui producomo le loro inchieste. Quelle stesse inchieste che a volte mi spingono a girare canale da quanto fanno incazzare.

venerdì 13 luglio 2007

Il tg italo-cinese di via Paolo (Liguori) Sarpi

Repubblica, dorso di Milano di oggi, pag XVII:


"Un tg bilingue da Chinatown"

La notizia passa quasi inossarvata, in un trafiletto di spalla alla presentazione di una super mostra fotografica sulla terra del Celeste Impero. Leggo che è nata da due giorni una nuova "testata", Chinatown Today, sezione interna del Tgcom di Paolo Liguori. Vorrebbe raccontare la comunità cinese di Milano e aiutare l'integrazione reciproca, facendo conoscere i cinesi agli italiani e come funziona l'Italia ai cinesi. L'esperimento mi sembra originale anche per la diffusione e il pubblico che può avere. I precedenti però, a ben guardare, non mancano: già da tempo corriere.it ha una sua versione cinese, anche se non conosco i dati sulle visite. I servizi - dice Repubblica - sono realizzati dagli allievi di una scuola di giornalismo (quale, non si sa), e il tg ha una doppia versione ed è commentato, anche in italiano da una tale Xi Xue, laureata in economia estera a Canton e in Italia per seguire degli stage. In rete è presente il primo appuntamento. Argomento: la questione dei carrelli e gli scontri recenti. Per ora le puntate saranno settimanali, ma il direttore di Tgcom Paolo Liguori spera di arrivare a un'edizione quotidiana.

Che dire, un passo avanti rispetto alle riviste in lingua per gli immigrati che a Milano proliferano ormai da un bel po', no?
Però mi rimane un dubbio: perchè fare un telegiornale su un QUARTIERE di Milano, seppure con le sue particolarità, in un sito che dovrebbe avere come pubblico L'INTERA NAZIONE? Il quartiere che ruota intorno a via Paolo Sarpi sarà anche un caso esemplare della vasta 'questione integrazione', ma raccontare solo quella realtà mi sembra, così, a priori, un po' limitante ... attendiamo sviluppi. Intanto, in bocca al lupo a Xi Xue!




foto da: repubblica.it

mercoledì 11 luglio 2007

London, I have a problem!

Mi sono resa conto di quanto sia pervasiva la globalizzazione quando poco fa ho scoperto che per risolvere un problema alle mie impostazioni del programma editoriale Reuters ho dovuto chiamare "l'help desk editorials", cioè il may day per i giornalisti. Che non è qui a Milano, o a Roma. No, no. E' l'help desk che sta a Londra. Il tecnico della redaz se n'era lavato le mani stamattina: "Io purtroppo non posso fare niente. Per il programma editoriale devi chiamare Londra. Questo è l'interno". Segue numero e sottostante invito ad arrangiarsi. La cosa mi ha mandato un po' in crisi. C'ho messo una mattinata intera a mettere da parte il pensiero "come faccio io a discutere di problemi informatici - di qui già capisco poco in italiano - al telefono con qualcuno che sta dall'altra parte dell'Europa?". Potenza della tecnologia: ho alzato la cornetta, composto le magiche cifre, e una candida e gentile voce dall'accento molto british si è "impossessata" -da londra - del mio computer a milano, e dopo mezz'ora di spelling di cifre e numeri, di IP Adress e "computer number", tutto è tornato a funzionare. Al che mi sono espressa in un grido telefonico, un "fantastic! thank u so much!" che spero nn le abbia perforato il timpano dall'altra parte della Manica :-P
Lei, imperturbabile, paziente e costante nella sua gentilezza, mi ha risposto "You're welcome! Have a nice day!".
...e tutti (io soprattutto) vissero felici e contenti!

AGGIORNAMENTO DEL 13 LUGLIO:
stamattina ho raccontato al tecnico di Milano che avevo chiamato l'helpdesk di Londra. Risposta: - "Sì, in effetti noi diciamo 'Londra' per comodità, ma ormai è un po' che si sono trasferiti"
- "Ah sì, e dove?", faccio io.
- "A Bangalore".
- ":-@ ... excuse me, where is Bangalore???".
- "In India. Ormai sono lì gli helpdesk per le redazioni Reuters di tutto il mondo".
- "..... AH!".

lunedì 2 luglio 2007

oggi sciopero?

Dunque vediamo: sabato era sciopero dei giornalisti. Tutti quanti: carta stampata, tv, radio, et cetera.
Scena prima.
Accendo la tele sul Motogp d'Olanda per sentire il rombo continuo dei bolidi e gli applausi dalle tribune. Tanto The Doctor ha una tuta e una nuova livrea della Yahmaha che non passano certo inosservate. E la Ducati è sempre rosso fuoco. Rosso Ferrari. Rosso Italia nelle competizioni motoristiche. Giro sulla Rai: qualifiche del Gran Premio di Francia. Mute anche quelle. Abbastanza noiose da poter tornare sulle moto. Finisce il Gp, Vale trionfa, Massa è in pole.

Scena seconda, domenica mattina.
Ho bisogno di un sottofondo sonoro mentre stiro. Accendo la tele. Sulla Rai c'è la gara delle Formula 2. Fra un commento e l'altro, fioccano i servizi sul Gp del pomeriggio in Francia e sulla gara di Valentino ad Assen. Parte un collage di interviste ai piloti vincitori in Olanda, chiaramente confezionato dopo la gara. Ma non erano tutti in sciopero ieri? Boh, pareva di sì ...

Tg5 di pranzo: servizi sulla Motogp e sul fantastico dottore. In studio il giornalista annuncia: "è stato un gran premio talmente entusiasmante che Italia 1 ha pensato di riproporvelo in replica stasera alle 19 con la cronaca commentata" ... Ah! Però! Ma non era sciopero??? Mah, boh ...

Alla sera faccio un po' di zapping...sì, c'è di nuovo il Gran premio delle moto... il commento sembra registrato in diretta e poi riproposto...

Ma era sciopero dei giornalisti o delle trasmissioni? Cosa vuol dire sciopero? Che non si lavora e si incrociano le braccia per una causa o che si aderisce x comodo ma si prepara intanto tutto x il giorno dopo?

Mah, boh, misteri ...

mercoledì 27 giugno 2007

Gigi

Stamattina ho strabuzzato gli occhi su un pezzetto di corriere.it, chiaro copia e incolla di un'agenzia asettica, nascosto in coda al sito tra le news minori. Dice che Luigi Meneghello non c'è più. Così improvvisamente mi sento triste. Qualche anno fa volevo portare "Libera nos a malo" all'esame di letteratura italiana. Ma mi ero arenata nella lettura, poco dopo l'inizio. Saltata l'intenzione, l'ho letto tutto d'un fiato un paio d'inverni dopo, mentre ero in Erasmus. Forse perchè quando si è lontani da casa le radici si fanno sentire di più. Per me è stato un salto nel tempo, un'aggiunta corposa ai racconti dei miei nonni, un ricostruire quello che il Veneto era stato un tempo. Come se in quello che siamo, nella nostra identità di cittadini del terzo millennio, ci fosse anche un pezzettino, piccolo ma importante, di quel mondo contadino. Fatto di dialetto, di parole che adersicono alle cose, che sono le cose. Di parrocchie e scontri tra la Dc e il Pci. Di filastrocche e sberleffi. Di tradizioni che sembravano immutabili. Di un mondo ormai perduto, cristallizzato in memoria nelle sue pagine.
E qundi sono un po' triste, sì.
Però mi viene da dire solo "grazie". Una cosa piccola per un grande prestigiatore della parola.

ps: meglio di me si è sicuramente espresso Marco Paolini. Lo attacco qui, per chi ha la voglia e la pazienza di leggere...
26 giugno 2007
Si comincia con un gran vento stamattina che spazza la pianura e mitiga il caldo. Poi una telefonata. Luigi Meneghello è stato.
Ci ha regalato la nostra lingua, sembra un gioco di parole, ma per me è stato così. Senza i suoi libri non avrei mai immaginato di poter parlare come oggi faccio a teatro, sarei rimasto un attore, avrei recitato delle parti senza mai provare a inventare. E’ la musica del dialetto che mi ha dato lo spunto, sono le parole-cose che mi hanno guidato.
Oggi vorrei tenere per me la commozione per un amico che muore, ma sarei egoista.

Morendo una lingua non muore solo un modo di chiamare le cose, muoiono le cose. Così scriveva nel suo libro più famoso, ma senza persone che raccolgono con pazienza e divertimento povere parole e raccontano (bene) piccole cose, la lingua, il dialetto da solo non basta e non salva.
Serve cultura, passione, coscienza del valore delle parole e delle cose; serve accorgersi del momento in cui finiscono, in cui si perdono. Per questo sono preziosi “Libera nos a Malo”, “Piccoli maestri” e il resto, perché uno ci trova qualcosa di suo anche se è cresciuto a Terni, a Barletta.

Il valore di Luigi Meneghello è sicuramente meno chiaro oggi nel Veneto che altrove; la sua storia è un’esperienza che attraversa l’Europa raccontando di un’Italia preziosa non solo per chi vuole ricordare ma anche per chi oggi vuole ricostruire legami, identità, cittadinanza prima dell’appartenenza a una parte.
Luigi Meneghello è stato un uomo del Nord Italia che ha usato la sua lingua per farsi capire, mai per escludere. E’ stato sempre un vicentino di paese, ma anche un partigiano d’Altipiano, un italiano all’estero stimato nella sua università e non solo. E’ stato negli ultimi (duri) anni il vedovo della Kate, donna eccezionale non solo perché sopravvissuta ai lager nazisti, ma per la sua discreta e autorevole condivisione del lavoro dello scrittore.
Abbiamo tutti, dalla scomparsa di lei, provato ad alleviare la sua solitudine, lui compreso, mantenendo fino all’ultimo una vita intensa ed aperta.
In questo momento sento che a loro, a tutti e due, dobbiamo dire grazie e addio, con la stessa leggerezza, senza retorica.
Prendete la vostra copia di un libro di Meneghello e poi firmate voi una dedica (A Gigi e a Kate) sulla pagina con il titolo.
Se invece non lo avete mai letto prima, fatevi scuotere dall’inevitabile clamore dei giornali in questi giorni, dai coccodrilli dei ricordi di quanti, più autorevoli di me o più vicini a lui, o semplici lettori, vorranno testimoniare. Fatevi scuotere e cominciate un suo libro, il più famoso, così arriverete all’irresistibile pagina di “Libera nos a Malo” in cui un brombòlo (insetto mitologico dell’alto vicentino) scala un monumento usando i nomi dei caduti incisi nel marmo non come citazioni ma come appigli alle sue zampette.
Questo credo di aver imparato da Luigi Meneghello : la memoria è un muscolo da allenare con pazienza; richiede esercizio e pratica come la cura del corpo, ma non ci sono palestre a pagamento per questo, non si può affidarsi a qualcuno, tocca farlo da soli, giorno per giorno, serve tempo, non si paga niente, è gratis e forse per questo oggi vale poco. Fatelo, è un giorno buono per cominciare l’allenamento, approfittate della promozione, dell’offerta speciale di questo funerale, per lui che è stato, per esser noi più viventi ancora di quel che finora eravamo.

Lo scirocco scuote i balconi, s’infila dentro casa e fa sbattere le porte, è raro un vento così da noi, è cosa da mare.
Il sole splende, è un bel giorno per salutarsi.
Caro Gigi, domani sera andrò in un posto sotto l’Altipiano a tirar con la fionda a una vecchia lampadina Edison sopravvissuta al post moderno. Spero di avere ancora una buona mira.

Marco Paolini

martedì 26 giugno 2007

La rosa e il post-it

Sarò banale. Sarà un fatto insignificante, forse retorico. Però sono quei dettagli che ti rimangono impressi nel flusso continuo delle cose che ti passano davanti.

Domenica pomeriggio. Stazione di Bologna. Devo aspettare mezz'ora prima che arrivi l'Eurostar per Milano. Non ci sono panchine sul binario, allora vado in sala d'attesa. Piena. Fortuna che c'è l'aria condizionata. Al muro una mostra fotografica temporanea: migliaia di volti, con sotto una didascalia sempre diversa. E poi c'è sempre quella lapide, fissa. Quella con i nomi di tutte le vittime dell'attentato. Per terra, sopra il metro quadro di vecchio pavimento a mosaico che porta ancora i segni dell'esplosione, un mazzo di due-tre rose ormai sgualcite. E un post-it. Mi colpisce perchè la grafia morbida e rotonda rivela una mano giovane, femminile. Magari una parente di una qualche vittima. O forse no...

"Per chi sarebbe dovuto diventare adulto ... e non ha potuto farlo.

Per chi avrebbe dovuto scoprire l'amore. E non ha potuto farlo.

Per chi sarebbe potuto diventare mamma o papà ... e non ha potuto vedere il suo bambino.

Per chi sarebbe dovuto diventare nonnno o nonna ... e non ha mai visto il suo nipotino.

Per voi".

giovedì 21 giugno 2007

Se un mattino di giugno una stagista...

"Ho snappato il forex sull'apertura di New York. Appena esce il fullout lo traduci? Ovviamente aggiornando le quotazioni in chiave dollaro sulle altre valute."

"..."

"ce la fai?"

"sì sì". E parto. No, non mi sono drogata. E' solo che sto iniziando a capire qualcosa, un pochino, del gergo italo-economico-finanziario della Reuters. Il primo giorno la prima frase del post mi sembrava più incomprensibile di un versetto del corano scritto in lingua originale. Invece altro non è che il take (ops, il pezzo) di agenzia completo sul valore del dollaro nei confronti delle altre valute, in questo caso all'apertura della borsa di New York (ahhhhhh, direte voi). Mutatis mutandis, mi capita di fare la stessa cosa per l'apertura e la chiusura di Londra, o di scrivere degli andamenti del greggio quotato a Londra o di titoli di svariati stati (treasuries, bund, gilt, bond euro e compagnia bella).
Questo finora, dopo soli quattro giorni di stage. Un primo bilancio? ... una fatica fisica immensa, sentita soprattutto alla sera, in termini di occhi gonfi causa troppo tempo davanti al pc, gambe pesanti x scarsa circolazione e un po' di dolore alle spalle. Ma tutto sommato si può dire che faccio anche molti progressi e che mi si aprono "nuovi mondi" in continuazione. "Ho visto cose che voi ... cronisti di quotidiano -a tratti molto invidiati, non lo nego- non potete immaginare. Valute di galassie lontane che subiscono effetti di carry trade perchè a basso rendimento, impennate del greggio dovuto ai casini in Nigeria, ecc ecc ecc...".
Non riesco ad avere una visione completa, ma sospetto che possa essere una palestra molto utile. Anche se, come aspirante cronista, non credo che rimarrò in questo settore.
Cmq l'ambiente è bello. La truppa è giovane, il clima informale. Nessuno mi ha ancora fatto nessun cazziatone, anzi tutti sono gentili e pazienti. E per forza, visto che partivo dallo zero assoluto.

Ora basta, che sennò nessuno arriva a leggere fino alla fine.

Le vacanze (what is it?) sembrano già un ricordo lontano. Però prima o poi devo scrivere dell'Orchestra di piazza Vittorio e delle marmotte (vere) che ho visto a 1900 metri di quota. :-D

Stay tuned.
To soon.

mercoledì 13 giugno 2007

Santa schiscetta



Vi presento uno dei miei prossimi vangeli per il prossimo anno accademico. Ne ho sentito parlare su Radio Deejay, non mi ricordo più quando. Ma appena posso lo cerco, lo prendo, lo uso. Soprattutto finchè al polo universitario di Sesto San Giovanni non apriranno una mensa decente per gli studenti ... w la schiscetta (qui la def, da un altro blog) sana e creativa!!!

Autore: Stefano Arturi
Titolo (con commento di un altro blogger): Pausa pranzo. Come stare lontano dai bar e vivere felici.

Liguria-Costa Azzurra-Provenza/1

Credo che la Liguria sia il contrario del Veneto. Più o meno. Non c'è quasi niente di dritto, in quella regione. O si sale, o si scende. Insomma, non ci si annoia, e ci si mantiene in forma. Beh, diciamo che vale soprattutto per i paesini piccolini, borghi medievali di cui si vede ancora chiaramente l'impronta. Una traccia che si ritrova anche oltre il confine francese. Per cui, se vi capita di passare da quelle parti, nella riviera di Ponente, la "guida" consiglia:
tutti i paesini intorno a Sanremo, a iniziare dalla Pigna, la parte vecchia della città dei fiori. Nei dintorni poi ce n'è per tutti i gusti, ma tenetevi a mente Dolceacqua e Bussana Vecchia (di cui spero di riparlare).
Sennò fate una capatina in Costa Azzurra. Menton è il primo borgo oltre la frontiera, dopo Ventimiglia (ingolfata e trafficata). Non serve nemmeno prendere l'autostrada, basta seguire la costiera e godersi il viola intenso delle bouganville in fiore. Se prendete l'autoroute, preparatevi ai balzelli, stile Austria-ponte di Innsbruck, perchè ogni tot chilometri si versa una gabella. Velocemente: niente male le spiagge di Nizza e Cannes. Ciottolose, ergo niente sabbia che si appiccica e si inflitra dappertutto. Belli i sassi. Mi piacciono. Basta trovare la posizione giusta.
Marsiglia si può anche evitare. Troppo grande, troppo caotica per raggrupparla in un itinerario di un solo giorno che comprende più tappe.
Ma se siete arrivati fin là, tanto vale fermarsi a Aix-en-Provence: piccola, coccola, bellissima. E con ristoranti molto invitanti :-D

giovedì 7 giugno 2007

Itaca

questa l'ho sentita recitare, anzi, "raccontare" da Moni Ovadia ... è meravigliosa, a mio modestissimo parere ...

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
nè nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Constantinos Kavafis

martedì 5 giugno 2007

dettagli

Caldo, afa. Le arcate della stazione Centrale di Milano producono il loro gagliardo effetto serra per i viaggiatori, in attesa o di passaggio. Su ogni binario, almeno 5-6 schermi pubblicitari. Dopo quasi un'ora di attesa capisci che le pubblicità a rotazione sono sempre quelle tre: il bel George Clooney e la sua banda che ti invita al cinema per Ocean's 13. Una lavatrice talmente insonorizzata da permetterti di cantare una lieve ninnananna al tuo bimbo. E, dulcis in fundo, lo spot che non ho capito se fosse ancora per le celebrazioni del 2 giugno (peccato che fosse ormai il 4!) o per la festa delle forze armate di oggi (più probabile). Risultato: ogni quarto d'ora (anche meno) scatta in tutta la stazione l'inizio dell'inno italiano. Come se fosse uno spot pubblicitario qualunque. All'inizio non capivo da dove venisse il suono (pensavo a festeggiamenti ritardatari). Poi sugli schermi ho visto bandiere sventolanti et similia. Non so, forse in Francia me la sarei aspettata più facilmente una cosa del genere. O forse loro ci tengono di più alla Marsigliese, e non la usano come jingle da mettere a palla, che fa quest'effetto simil-patriottico.
Dettagli, mentre aspettavo ieri il trenino x Tv.

lunedì 4 giugno 2007

Intermezzo

ci voleva, una vacanzina. Sette giorni, tra Sanremo e Marsiglia. Spiagge, di sabbia o sassi lisciati dall'acqua. borghi medievali abbarbicati sulle Alpi marittime e lungomare figosi per passeggiate da semi-divi, o gente-con-schei. Ma, soprattutto, più pioggia e nuvole che sole. E quindi poca abbronzatura. Però tante cose, viste e sentite. Piccole pepite. Dagli artisti di Bussana Vecchia a Moni Ovadia (grandioso!), incontrato per caso. Qualcuna la racconterò nelle prossime puntate. Ora, in due giorni, ho attraversato il Nord in larghezza. E sono a casa. Il 18 inizia lo stage. Intanto riprendo fiato. A presto ...

augh.

venerdì 18 maggio 2007

Come ti spiego l'inflazione. Ad Antrodoco

...meglio di un bignami, meglio della summa delle summe, mi pregio di riportare questa esemplare spiegazione della mia amica Maraia. Ha illuminato la mia mente ...


"Le cause dell'inflazione sono essenzialmente due: un eccesso della domanda rispetto all'offerta; un aumento dei costi.

Quando la domanda supera le capacità produttive del sistema (cioè, quando chiediamo più di quando chi produce può darci), il sistema reagisce con un adeguamento dei prezzi. Un esempio. Poniamo che ad Antrodoco (nella foto, ndr) ci sia un'economia chiusa (cioè senza scambi con l'estero, quindi con Rieti o con L'Aquila). Gli antrodocani - che, come si sa, sono gente resistente al colesterolo - amano molto il prosciutto. A causa di un improvviso aumento demografico (...) ne chiedono dieci tonnellate. L'apparato produttivo - cioè la premiata norcineria F.lli Donato - ne può produrre al massimo cinque tonnellate. La ditta reagirà all'assalto della domanda aumentando il costo di ogni chilo di prosciutto. Questo attiva la spirale dei prezzi che chiamasi inflazione.

Anche un aumento dei costi può causare inflazione. Un esempio. Arturo lavora nella premiata falegnameria Gastone di Antrodoco. Lui e i suoi colleghi comunisti chiedono un aumento di salario. La premiata falegnameria lo concede. Per continuare ad assicurarsi un profitto, l'azienda è costretta ad aumentare il prezzo del prodotto finito. L'aumento del costo dei fattori produttivi (in questo caso, del fattore produttivo "manodopera") causa un aumento del prezzo del prodotto finito, per acquistare il quale il consumatore avrà bisogno di più soldi. Quindi, il consumatore - che è Clelia, la moglie di Arturo - chiederà al suo datore di lavoro un adeguamento salariale (cioè più soldi). Per preservare il suo profitto, il datore di lavoro di Clelia - che fa la parrucchiera - aumenterà il prezzo delle prestazioni - non avete idea di quanto costi ad Antrodoco un taglio o una messa in piega! - e questo attiverà quella spirale prezzi-salari-prezzi che tanto fa incazzare il nostro comune amico Salvati.


L'inflazione si può combattere con una politica fiscale o monetaria restrittiva (quindi, abbattendo il potere d'acquisto dei consumatori: se devono pagare molte tasse o hanno poca moneta a disposizione, gli antrodocani non chiederanno mai dieci tonnellate di prosciutto e, quindi, non causeranno la spirale eccesso di domanda-aumento dei prezzi-inflazione di cui sopra) oppure con una politica dei redditi (se il datore di lavoro di Arturo o quello di Clelia non concedono gli aumenti, non parte la spirale salari-prezzi-salari di cui sopra).

Mettiamo, invece, che Antrodoco abbia un'economia aperta. E che, quindi, abbia degli scambi con un comune limitrofo, Borgovelino. Antrodoco è famosa per l'ottimo gelato alle castagne. Ma - facciamo finta - non produce castagne. Le compra da Borgovelino. Se il costo delle castagne (fattore produttivo "materia prima") aumenta, Mariagrazia, che fa la gelataia, è costretta ad aumentare il prezzo del gelato. Questo indurrà i consumatori a chiedere un aumento del loro potere d'acquisto (e, quindi, del salario) per potersi permettere il gelato. I datori di lavoro di Arturo e Clelia, costretti a concedere l'aumento, dovranno aumentare il prezzo del prodotto finito per difendere il loro profitto. L'effetto sarà l'inflazione.

La svalutazione è un effetto dell'inflazione, non ne è la causa. Essa è data dallo scarto fra l'inflazione italiana e quella di un altro Paese. Quindi, è legata al cambio.

That's all, folks. Saluti, Maraia "

venerdì 11 maggio 2007

si informa la gentile clientela ...

Ultimo giorno di "scuola". Niente gavettoni però. Solo un brindisi, baci e abbracci.
Non gliene fregherà a nessuno ... volevo solo avvisare che non so quando e quanto spesso aggiornerò la baracca (non che fino ad ora mi fossi procurata i calli sulle dita per scrivere qui...)

Tutto questo perchè da lunedì iniziano "gli esami", e non saremo più qui all'uni ogni giorno. E, soprattutto, io non ho internet a casa (sigh, sob). Però in un modo o nell'altro questo gabbiotto andrà avanti ...

vale vobis, in the meantime.
augh.

mercoledì 9 maggio 2007

Rosso Pechino

Oggi siamo in prima pagina. Di spalla, sulla Stampa. Titolo: “Treviso vieta le lanterne rosse”. Firma: Ferdinando Camon. Che attacca così:

Treviso ha dato dieci giorni di tempo ai ristoranti cinesi per togliere dai loro ingressi le lanterne rosse (…) E il prosindaco Genitlini: “Treviso è una città veneta e padana, non orientale” (…)

Il pezzo prosegue all’interno. Pagina trentacinque. Decanta l’ordine e la pulizia della città, ottenuta con un rigore che sa di imposizione militaresca per correggere i comportamenti dei cittadini. Risultato: Treviso brilla, le altre città, a iniziare da Padova, ma sono citate anche Firenze e Roma, sono sporche e puzzano. Però, c’è un però, per Camon:

il punto debole di questo sistema è la tradizione. Tradizione vuol dire che quello che saremo domani deve derivare da quello che siamo oggi. Un bel problema. L’ordine e il decoro regnano a Treviso, e non sono cose da poco. (…) (ma) non puoi avere lavoratori islamici e impedire che vestano, uomini e donne, all’islamica. (…) I ristoranti cinesi a Treviso sono tre: “Bambù”, “Grande muraglia” e “Nuova Cina”. Fuori hanno le lanterne rosse, e nell’atrio leoni e draghi. Anche questi saranno proibiti, l’ordinanza è già pronta. Si de-orientalizza l’ingresso, poi l’atrio, ma l’ideale sarebbe venetizzare anche la cucina: e negli involtini primavera avvolgere radicchio trevigiano. (…) Nel caos multietnico del Nord-Est, Treviso vuol conservare la purezza razziale e presentarsi al mondo come una nuova Sparta.

Ora, vabbè che Genty è un tipo sui generis, ce lo teniamo e a volte fa pure tenerezza.

E io devo ancora verificare questa cosa delle lanterne rosse. Ma leggendo il finale mi sorge uno spontaneo: “Eh?!” … di cui lo smile corrispondente è :-@

Ai blogger l’ardua sentenza …

Augh.


Aggiornamento dell'11 maggio: ho trovato questo articolo del Gazzettino (7 maggio) e questo articolo della Tribuna (8 maggio) in rete ... sembrerebbe vero, con le dovute precisazioni "amministrative" ... vediamo come andrà a finire ...

lunedì 30 aprile 2007

L'anima migrante

Ci abbiamo provato. In sette abbiamo partecipato al concorso video sull'emigrazione italiana, promosso dal museo dell'emigrazione di Gualdo Tadino (Pg). Sezione scuole di giornalismo. Ci abbiamo provato praticamente senza sapere come si fa, trovando un regista (sant'uomo), un attore, dei musici, la voce straniera di Ninfa, la mia coinquilina. Abbiamo fatto tutto di corsa. E siamo arrivati terzi. Su venti. Da tutta Italia :-@


Beh sì, siamo soddisfatti.

ps: il titolo del video è quello del post

venerdì 27 aprile 2007

il senso del limite e "l'horror vacui"

"L'idea di riuscire a diradare il tempo, allungandolo come una sfoglia o strizzandolo in pseudo-pillole di tempo più dense del tempo reale, è l'ultimo espediente per evitare di fare i conti con il vero e proprio tabù della nostra società: il concetto di limite. Pur di non affrontarlo, pur di non essere costretti a scegliere quel numero ahimè limitato di oggetti, attività, esperienze che la vita umana consente, fingiamo che sia possibile miniaturizzare tutto per poi stiparlo a dismisura in quella stiva di relativa capienza che è l'uomo-consumatore. (...)
Piuttosto che miniaturizzare gli impegni (...), è ovvio che, oltre un certo limite, è necessario diradarli.
Ma diradarli vorrebbe dire scegliere,e scegliere vuol dire rinunciare, vuol dire sottrarre. Quest'ultimo pezzo fa letteralmente orrore al PND (pensiero nevrotico dominante), al quale la sottrazione di qualcosa non riesce mai ad apparire un arricchimento salutare.
La sottrazione è vista come una sconfitta e quasi un'onta, la rinuncia di qualcosa in favore di qualcos'altro appare un'amputazione di quella presunzione di onnipotenza individuale che è il motore segreto della società dei consumi. (...)
Lo spazio indeformabile di una casa assomiglia molto allo spazio indeformabile del tempo. Non possiamo gravarlo di troppe occasioni e appuntamenti senza farlo collassare, collassando noi stessi. (...)
...il solo rimedio possibile è anche, purtroppo, il meno praticato e forse il meno praticabile, perchè abbiamo introiettato il tabù sociale di cui sopra: levare, snellire, sottrarre, diminuire, sono operazioni che ci fanno sentire diverrssi e colpevoli, in un mondo che venera il segno "più" come un totem, che è costretto ogni anno a fare il conto con incrementi, aumenti, accelerazioni, e si fa prendere dal panico se si accorge di non essere "cresciuto" abbastanza.
Accade così che il vuoto (lo spazio vuoto, il tempo vuoto) diventi il bene più raro, e insieme l'oggetto più misterioso. Un vero e proprio horror vacui attanaglia il nostro mondo, il barocchismo dei consumi ci abitua a considerare malamente ogni ora non dedicata, ogni luogo non segnato dal mercato. (...)
La sola maniera di fare meglio le cose è farne di meno, e farle dilatando il tempo e lo spazio mentale messi a disposizione per ciascuno di queste cose. Il resto è illusionismo, e peggio è ricatto morale per farci sentire all'altezza della sfida già perduta, quella contro il senso del limite."


Michele Serra
(foto)
copiato dalla Domenica di Repubblica del 22 aprile. Pagina 49.

Cambio di figurine

Niente più



Rogne burocratiche. Poco male. Ho fatto a cambio con un'altra "figurina". Niente vacanze romane. Se non mi inghiotte prima l'asfalto squagliato dall'estate milanese, andrò a scrivere di economia alla



Vi dirò se sopravvivo. Si inizia il 15 giugno.
Augh.




venerdì 20 aprile 2007

perchè lì sì e qui no? domande marzulliane

Oggi mi sento marzulliana. Quindi mi faccio una domanda. E provo a darmi delle risposte.

Premessa (o meglio: pretesto): scoppia l'incendio alla De Longhi di Treviso. Perché non c’è (ma ammetto anche il caso di “non conoscerlo”) un sito internet, una fonte informativa giornalistica on line “regionale” (più o meno) che dia aggiornamenti sulla vicenda, passo passo? Perché è appannaggio solo di mediagroup nazionali o sovranazionali come corriere.it, rainews24 o Sky? L’incendio alla De Longhi, l’ho detto, è solo un pretesto. Si potrebbe estendere la riflessione a tutta l’attività giornalistica che riguarda eventi più o meno “straordinari”…

Risposte: banali e concatenate
1- no ghe xe abbastanza schei per investire su internet come fonte informativa (poca attrattiva pubblicitaria, quasi inesistente possibilità di abbonamenti on line)
2- questo perché forse internet non è ancora entrato così tanto nelle abitudini della gente del Nordest (per questo caso, ma si potrebbe anche parlare delle altre zone d’Italia) da farlo preferire alle fonti “dominanti”?
3- non ci sono le strutture né la volontà/convenienza di investire in esse - figurarsi sui giornalisti :-@


Insomma: il quotidiano locale della Virginia, il Roanoke Times, copre magistralmente il caso della strage nel Politecnico (nella foto, la veglia per le vittime). E sul suo sito internet, come spiega Reporters, offre una pluralità di informazioni multimediali, dai testi degli articoli, alle foto, ai video, ai commenti dei blogger.


PERCHE’ LI’ SI’ E QUI NO?

foto da: corriere.it; rainews24.it

mercoledì 11 aprile 2007

martedì 10 aprile 2007

vecchio scarpone

Forse scomodo un concetto troppo alto per l'occasione, ma a me tutta questa cosa fa venire in mente il mio prof di storia dell'uni, che parlava di "luoghi della memoria". Luoghi fisici, oppure astratti, miti che influenzano il corso della storia, il modo di pensare e di percepirsi di una nazione...

...ecco, il calzolaio Gigio, per me, solo per me, è un luogo della memoria.Sta sotto al cavalcavia della stazione, in un vano concesso dal Comune. I suoi vicini: un elettrauto, un meccanico. Dall'altra parte della ferrovia un incisore e un falegname. Da bambina lo vedevo armeggiare con tutti quegli attrezzi strani. Far rinascere scarpe distrutte. Sistemare l'impossibile. Mi sembrava una specie di grande Prometeo.

Tutti lo conoscono in zona:"I sta cussì ben la soto..i pol far tuto el casin che i vol, a do passi dal centro"

E Gigio si era pure ampliato. E tre anni fa aveva messo tutto a norma. Pitturato i muri, insonorizzato gli ambienti.

"E poi, tutt'a un tratto, i quadri appesi lì da anni cadono. FRAN. Senza un motivo. E si sfracassano al suolo. FRAN." Diceva, più o meno, Baricco.

Un effetto simile lo ha fatto l'ordinanza di sgombro mandata dal Comune, dice Gigio, senza un motivo. FRAN. "Dovete andarvene" (tipo esproprio della Sade ai contadini del Vajont). FRAN. "Perchè?"

"Terreno demaniale. E la legge vieta attività di qualsiasi genere sotto le sedi stradali", si ipotizza. Ah sì? Quale legge? (bisogna che la cerchi...)

Era il novembre del 2005. E' stato uno dei primi pezzi che ho scritto. Poi rinvii, avvocati, consulenze, verifica delle condizioni statiche. E il ricorso al Tar di Venezia. FRAN. La sentenza è di febbraio: dovete andarvene.

E adesso? Boh. Gigio si è guardato intorno. Dice che non trova spazi adatti, nelle vicinanze, per un mestiere così rumoroso. Andar lontano vuol dire perdere il giro, la clientela. "Ogni giorno è buono per lo sgombero" dice il figlio che lavora con lui. Dall'altra parte della ferrovia, l'incisore e il falegname hanno già chiuso. Il meccanico, probabilmente, chiuderà bottega e andrà in pensione. L'elettrauto: mistero.
A Gigio non resta che andare avanti. Tenace, vecchio scarpone.

domenica 8 aprile 2007

giovedì 5 aprile 2007

going home by train...


ci sono dei motivi per cui i treni, a volte, sono dei posti adorabili ... uno di questi sono i piacevoli incontri imprevisti...

Piccola. Bionda. Robusta. Le mani incallite dal lavoro in fabbrica. La voce roca. Lo sguardo duro, ma con una vena di dolcezza. Ma, soprattutto, la naturale loquacità di donna del sud. Una quasi pensionata, in uno scompartimento di giovani universitari veneti che tornano a casa da Milano per le vacanze.

Lo sguardo della signora Anna nasconde mille storie. Figlia di italiani immigrati in Grecia, ha vissuto 21 anni in Germania. A Friedrichshafen. Vicino al lago di Costanza, dice. Vent'anni in un'azienda di elettronica che produceva computer. Vent'anni a lavorare con fili, trapani, saldatori. Non capisco come, ma oltre al greco e al tedesco sa anche il francese. "Studiate, ragazzi. E poi imparate e praticate le lingue, perchè sono il futuro".

Negli occhi le si legge la fatica di una vita dura: "Ho quattro figli, tre femmine e un maschio. Gianni gira il mondo. Ha sposato una hostess tedesca. Ora è chef a Dubai, in quell'albergo strano, famoso, fatto a vela. Ma è stato anche in Indonesia, alle Mauritius, ai Caraibi. Starà lì ancora per un po', poi forse andrà in Spagna".

Storia di una famiglia con valigia. "Sono tornata in Italia per tenere la famiglia unita. Ma i miei figli ora hanno la loro vita. Non stanno al sud con noi. Due sono in provincia di Varese. Nel paesino da dove venivo io, prima di sposare mio marito. L'altra sta a Brescia. Sta male. Sono partita stamattina per andare da lei". ..

Sono le otto di sera. E l'Intercity è quasi arrivato a Brescia. La signora Anna è partita alle 7 del mattino da Bari. 62 anni e energia da vendere. Altro che studentelli con lo sguardo stanco dalla lettura di troppi libri.

Quando scende, a Brescia, nello scompartimento cala il silenzio. Mi sprofondo nel lettore mp3. Due ore dopo sono a Treviso. Per una volta, non mi sono incazzata con Trenitalia. Arrivo a casa e sono stanca, intorpidita dal viaggio. Ma, questa volta, nella valigia ci metto una storia in più.

mercoledì 28 marzo 2007

stage e pubblicità

Allora allora,
sveliamo questo mistero, visto che ormai la notizia è girata e la sa mezzo mondo.

Object: giugno-luglio-agosto. Dove li passerò?
Alle dipendenze della redazione di Rainews24, Saxa Rubra, Roma.

Commenti? nessuno, se non: :-D ...e... :-@

aspetto chiunque voglia passare a trovarmi, obviously!

E già che siamo in tema di pubblicità e autopromozioni:
su LaSestina(>Master> video del master) è sbucata la mia prima videonotizia.
E' proprio quella girata nel giovedì raccontato nell'altro post. La famosa banca per gli immigrati aperta da Unicredit in viale Jenner. Si può selezionarla da qui.
Il tema è interessante. Magari ne riparliamo prossimamente.
Intanto sto lavorando su altre immagini...

Altre cose: fra un po' arriverà il quarto numero di MM, il mensile. Numeri arretrati, vous les trouvez ici.

Sperando di aver tempo per scrivere qualcosa di un po' più serio e interessante, e non semplici avvisi da bacheca, saluto i miei 15(00) lettori.. e magari fossero almeno 15!

augh.

venerdì 23 marzo 2007

farfalle e tornados

il tornado non c'è stato, ma la farfalla che stava per scatanarlo sì. era un pesce d'aprile anticipato.

giovedì 15 marzo: Milano, viale Jenner. Proprio di fronte alla moschea-garage, epicentro del caso Abu Omar, Unicredit ha aperto un'agenzia dedicata agli immigrati...bene, si va a fare una bella webnews da un minuto. la mia compagna di sventure ed io, per l'occasione apprendista operatore video.

poi, sulla via del ritorno, dopo aver anche messo il naso dentro alla famosa "moschea" (e che puzza!), scatta l'idea ... e parte un sms di questo genere al caporedattore del master:

"stiamo tornando. abu omar è tornato in viale jenner. abbiamo le riprese. abbiamo lo scoop"

come dire che ci sembrava palese che fosse una bufala.

poi arriviamo al master. tutti riuniti per incontro con il coordinatore generale. ma l'importanza del personaggio non ha impedito a tutti di andare fuori di testa. dai resoconti a posteriori dei "colleghi" praticanti capisco che:
il caporedattore si alza di scatto, verifica l'Ansa (:-@), lo dice ad un altro tutor giornalista. Che rientra in aula urlando, più o meno: "Abbiamo lo scoop dell'anno. Mo' lo rivendiamo alla stampa per almeno 500mila euro!"

tutti impazziti. un altro stava per chiamare guido olimpio. e forse la digos.

noi intanto arriviamo beate. col sorriso sulle labbra. peccato che a momenti ci linciano.

... però è stato troppo divertente.

prometto che non lo facciamo più.

speriamo che ai tutor gli sia già passata. e intanto mi immagino già la digos all'opera e guido olimpio sul posto. in un viale jenner di una calda mattina di marzo, dove comunque in giro c'era poco più di un cane. sai che robe poi.

Morale: ...pericoloso il circuito delle notizie. leggere bene le avvertenze e maneggiare con cura.

i sociologi etnometodologi avrebbero apprezzato.

giovedì 22 marzo 2007

vacanze romane

e magari fossero vacanze. invece sono i tre mesi di stage previsti dal master. il primo stage. LO stage. Per ora dico solo che sarà a Roma, e non svelo la testata.

Urge trovare cuccia.

Sono troppo contenta, anche se, pensandoci, quasi quasi mi spaventa.