lunedì 30 aprile 2007

L'anima migrante

Ci abbiamo provato. In sette abbiamo partecipato al concorso video sull'emigrazione italiana, promosso dal museo dell'emigrazione di Gualdo Tadino (Pg). Sezione scuole di giornalismo. Ci abbiamo provato praticamente senza sapere come si fa, trovando un regista (sant'uomo), un attore, dei musici, la voce straniera di Ninfa, la mia coinquilina. Abbiamo fatto tutto di corsa. E siamo arrivati terzi. Su venti. Da tutta Italia :-@


Beh sì, siamo soddisfatti.

ps: il titolo del video è quello del post

venerdì 27 aprile 2007

il senso del limite e "l'horror vacui"

"L'idea di riuscire a diradare il tempo, allungandolo come una sfoglia o strizzandolo in pseudo-pillole di tempo più dense del tempo reale, è l'ultimo espediente per evitare di fare i conti con il vero e proprio tabù della nostra società: il concetto di limite. Pur di non affrontarlo, pur di non essere costretti a scegliere quel numero ahimè limitato di oggetti, attività, esperienze che la vita umana consente, fingiamo che sia possibile miniaturizzare tutto per poi stiparlo a dismisura in quella stiva di relativa capienza che è l'uomo-consumatore. (...)
Piuttosto che miniaturizzare gli impegni (...), è ovvio che, oltre un certo limite, è necessario diradarli.
Ma diradarli vorrebbe dire scegliere,e scegliere vuol dire rinunciare, vuol dire sottrarre. Quest'ultimo pezzo fa letteralmente orrore al PND (pensiero nevrotico dominante), al quale la sottrazione di qualcosa non riesce mai ad apparire un arricchimento salutare.
La sottrazione è vista come una sconfitta e quasi un'onta, la rinuncia di qualcosa in favore di qualcos'altro appare un'amputazione di quella presunzione di onnipotenza individuale che è il motore segreto della società dei consumi. (...)
Lo spazio indeformabile di una casa assomiglia molto allo spazio indeformabile del tempo. Non possiamo gravarlo di troppe occasioni e appuntamenti senza farlo collassare, collassando noi stessi. (...)
...il solo rimedio possibile è anche, purtroppo, il meno praticato e forse il meno praticabile, perchè abbiamo introiettato il tabù sociale di cui sopra: levare, snellire, sottrarre, diminuire, sono operazioni che ci fanno sentire diverrssi e colpevoli, in un mondo che venera il segno "più" come un totem, che è costretto ogni anno a fare il conto con incrementi, aumenti, accelerazioni, e si fa prendere dal panico se si accorge di non essere "cresciuto" abbastanza.
Accade così che il vuoto (lo spazio vuoto, il tempo vuoto) diventi il bene più raro, e insieme l'oggetto più misterioso. Un vero e proprio horror vacui attanaglia il nostro mondo, il barocchismo dei consumi ci abitua a considerare malamente ogni ora non dedicata, ogni luogo non segnato dal mercato. (...)
La sola maniera di fare meglio le cose è farne di meno, e farle dilatando il tempo e lo spazio mentale messi a disposizione per ciascuno di queste cose. Il resto è illusionismo, e peggio è ricatto morale per farci sentire all'altezza della sfida già perduta, quella contro il senso del limite."


Michele Serra
(foto)
copiato dalla Domenica di Repubblica del 22 aprile. Pagina 49.

Cambio di figurine

Niente più



Rogne burocratiche. Poco male. Ho fatto a cambio con un'altra "figurina". Niente vacanze romane. Se non mi inghiotte prima l'asfalto squagliato dall'estate milanese, andrò a scrivere di economia alla



Vi dirò se sopravvivo. Si inizia il 15 giugno.
Augh.




venerdì 20 aprile 2007

perchè lì sì e qui no? domande marzulliane

Oggi mi sento marzulliana. Quindi mi faccio una domanda. E provo a darmi delle risposte.

Premessa (o meglio: pretesto): scoppia l'incendio alla De Longhi di Treviso. Perché non c’è (ma ammetto anche il caso di “non conoscerlo”) un sito internet, una fonte informativa giornalistica on line “regionale” (più o meno) che dia aggiornamenti sulla vicenda, passo passo? Perché è appannaggio solo di mediagroup nazionali o sovranazionali come corriere.it, rainews24 o Sky? L’incendio alla De Longhi, l’ho detto, è solo un pretesto. Si potrebbe estendere la riflessione a tutta l’attività giornalistica che riguarda eventi più o meno “straordinari”…

Risposte: banali e concatenate
1- no ghe xe abbastanza schei per investire su internet come fonte informativa (poca attrattiva pubblicitaria, quasi inesistente possibilità di abbonamenti on line)
2- questo perché forse internet non è ancora entrato così tanto nelle abitudini della gente del Nordest (per questo caso, ma si potrebbe anche parlare delle altre zone d’Italia) da farlo preferire alle fonti “dominanti”?
3- non ci sono le strutture né la volontà/convenienza di investire in esse - figurarsi sui giornalisti :-@


Insomma: il quotidiano locale della Virginia, il Roanoke Times, copre magistralmente il caso della strage nel Politecnico (nella foto, la veglia per le vittime). E sul suo sito internet, come spiega Reporters, offre una pluralità di informazioni multimediali, dai testi degli articoli, alle foto, ai video, ai commenti dei blogger.


PERCHE’ LI’ SI’ E QUI NO?

foto da: corriere.it; rainews24.it

mercoledì 11 aprile 2007

martedì 10 aprile 2007

vecchio scarpone

Forse scomodo un concetto troppo alto per l'occasione, ma a me tutta questa cosa fa venire in mente il mio prof di storia dell'uni, che parlava di "luoghi della memoria". Luoghi fisici, oppure astratti, miti che influenzano il corso della storia, il modo di pensare e di percepirsi di una nazione...

...ecco, il calzolaio Gigio, per me, solo per me, è un luogo della memoria.Sta sotto al cavalcavia della stazione, in un vano concesso dal Comune. I suoi vicini: un elettrauto, un meccanico. Dall'altra parte della ferrovia un incisore e un falegname. Da bambina lo vedevo armeggiare con tutti quegli attrezzi strani. Far rinascere scarpe distrutte. Sistemare l'impossibile. Mi sembrava una specie di grande Prometeo.

Tutti lo conoscono in zona:"I sta cussì ben la soto..i pol far tuto el casin che i vol, a do passi dal centro"

E Gigio si era pure ampliato. E tre anni fa aveva messo tutto a norma. Pitturato i muri, insonorizzato gli ambienti.

"E poi, tutt'a un tratto, i quadri appesi lì da anni cadono. FRAN. Senza un motivo. E si sfracassano al suolo. FRAN." Diceva, più o meno, Baricco.

Un effetto simile lo ha fatto l'ordinanza di sgombro mandata dal Comune, dice Gigio, senza un motivo. FRAN. "Dovete andarvene" (tipo esproprio della Sade ai contadini del Vajont). FRAN. "Perchè?"

"Terreno demaniale. E la legge vieta attività di qualsiasi genere sotto le sedi stradali", si ipotizza. Ah sì? Quale legge? (bisogna che la cerchi...)

Era il novembre del 2005. E' stato uno dei primi pezzi che ho scritto. Poi rinvii, avvocati, consulenze, verifica delle condizioni statiche. E il ricorso al Tar di Venezia. FRAN. La sentenza è di febbraio: dovete andarvene.

E adesso? Boh. Gigio si è guardato intorno. Dice che non trova spazi adatti, nelle vicinanze, per un mestiere così rumoroso. Andar lontano vuol dire perdere il giro, la clientela. "Ogni giorno è buono per lo sgombero" dice il figlio che lavora con lui. Dall'altra parte della ferrovia, l'incisore e il falegname hanno già chiuso. Il meccanico, probabilmente, chiuderà bottega e andrà in pensione. L'elettrauto: mistero.
A Gigio non resta che andare avanti. Tenace, vecchio scarpone.

domenica 8 aprile 2007

giovedì 5 aprile 2007

going home by train...


ci sono dei motivi per cui i treni, a volte, sono dei posti adorabili ... uno di questi sono i piacevoli incontri imprevisti...

Piccola. Bionda. Robusta. Le mani incallite dal lavoro in fabbrica. La voce roca. Lo sguardo duro, ma con una vena di dolcezza. Ma, soprattutto, la naturale loquacità di donna del sud. Una quasi pensionata, in uno scompartimento di giovani universitari veneti che tornano a casa da Milano per le vacanze.

Lo sguardo della signora Anna nasconde mille storie. Figlia di italiani immigrati in Grecia, ha vissuto 21 anni in Germania. A Friedrichshafen. Vicino al lago di Costanza, dice. Vent'anni in un'azienda di elettronica che produceva computer. Vent'anni a lavorare con fili, trapani, saldatori. Non capisco come, ma oltre al greco e al tedesco sa anche il francese. "Studiate, ragazzi. E poi imparate e praticate le lingue, perchè sono il futuro".

Negli occhi le si legge la fatica di una vita dura: "Ho quattro figli, tre femmine e un maschio. Gianni gira il mondo. Ha sposato una hostess tedesca. Ora è chef a Dubai, in quell'albergo strano, famoso, fatto a vela. Ma è stato anche in Indonesia, alle Mauritius, ai Caraibi. Starà lì ancora per un po', poi forse andrà in Spagna".

Storia di una famiglia con valigia. "Sono tornata in Italia per tenere la famiglia unita. Ma i miei figli ora hanno la loro vita. Non stanno al sud con noi. Due sono in provincia di Varese. Nel paesino da dove venivo io, prima di sposare mio marito. L'altra sta a Brescia. Sta male. Sono partita stamattina per andare da lei". ..

Sono le otto di sera. E l'Intercity è quasi arrivato a Brescia. La signora Anna è partita alle 7 del mattino da Bari. 62 anni e energia da vendere. Altro che studentelli con lo sguardo stanco dalla lettura di troppi libri.

Quando scende, a Brescia, nello scompartimento cala il silenzio. Mi sprofondo nel lettore mp3. Due ore dopo sono a Treviso. Per una volta, non mi sono incazzata con Trenitalia. Arrivo a casa e sono stanca, intorpidita dal viaggio. Ma, questa volta, nella valigia ci metto una storia in più.