venerdì 26 ottobre 2007

w le pantegane! e la Ratatouille!



Ho deciso. Pianto tutto, vado a Parigi (ah, l'amour!), e apro un bistrot.
Qualcuno sa dove posso trovare un topo capace di cucinare?

martedì 9 ottobre 2007

Caro ministro ti scrivo, così mi distraggo un po'

Riporto senza modificare alcunchè, dal Giorno di lunedì 8 ottobre 2007 :

L'APPELLO


Caro signor ministro no prediche, sì sostegni

— MILANO —SIGNOR MINISTRO, il programma da lei illustrato in Parlamento giovedì scorso, «bamboccioni fuori di casa», è meritorio e persino nobile. Stimolare con la provocazione i giovani perditempo, spiaggiati sul sofà del salotto tra mamma e papà fin oltre i trent'anni, a uscire dal bozzolo dei conforti casalinghi è una causa condivisibile. Studi a rilento, lavoretti, relazioni "liquide". E zero responsabilità. Basta con queste vite parcheggiate, è il suo invito. Questi giovani non producono, non si sposano. Un danno per tutti. Ma le cose stanno veramente così? In una lettera pubblicata dal Sole-24 Ore di ieri un 70enne con una pensione di 50 mila euro l'anno dice di averne messi da parte 100 mila per la previdenza del figlio, che ha 40 anni e uno stipendio netto di 20 mila. Un esempio paradossale, certo. E sintomatico. Perché per la prima volta dal dopoguerra i figli vivono peggio dei genitori e il trend non si rovescia. Quando si avvicina la vecchiaia, sono gli adulti a soccorrere i più giovani anziché il contrario. E non tutti hanno le risorse per farlo, come nel nostro esempio. Nella pancia del Paese, caro ministro, ce ne sono sette milioni e mezzo di «bamboccioni», il 61% dei giovani italiani. Hanno tra i 18 e i 34 anni e il loro indirizzo è lo stesso da quando sono nati. Un terzo studenti, quasi metà lavoratori, gli altri alla ricerca di un posto. Che non sarà fisso né garantito e quasi sempre malpagato. Almeno la metà vorrebbe spiccare il volo e chissà, metter su famiglia. Cambia città (a volte Paese), sceglie le università migliori o i lavori più promettenti. Ma viene rimbalzato da uno stage a un altro per anni, guadagna quattro soldi e non ce la fa con l'affitto. Mutui neanche a parlarne senza busta paga garantita. Le banche (poche) che li concedono hanno condizioni impossibili. Studiare poi è un lusso. In Italia abbiamo mezzo milione di fuorisede e solo 51 mila residenze universitarie. I cervelli in fuga vivono in appartamenti sovraffollati, fatiscenti, a volte sottotetti arrangiati. Una stanza costa fino a 700 euro, un posto letto 400. Senza contratti, tutto in nero. Più che vita parcheggiata, questa è una vita agra. Di giovani precari, atipici, ma non anormali. Niente prediche, dunque. Ma sostegni. Trecento euro l'anno di detrazione per gli affitti è ancora poco. E se guardiamo alla Spagna, signor Ministro, dove il bonus è di 200 euro ma al mese, vien voglia di partire. E non tornare più.


Valentina Conte, Studentessa alla Statale di Milano

via lasestina.com

lunedì 1 ottobre 2007

Gianluigi Stella?

Io capisco che John Anthony Etoile dia fastidio a molti. Politici, inquilini di palazzi, occupanti di poltrone, ecc ... E capisco pure che la fretta o la stanchezza possano essere cattive consigliere, visto che il ministro della Giustizia Mastella dice di tenere il proprio blog nei ritagli di tempo, e di farlo di solito la sera, dopo il lavoro. Però ...

copio e incollo l'inizio del post Un, due, tre... Stella , datato 29 settembre:

Un due tre... Stella
Gianluigi Stella, noto giornalista del Corriere della Sera, fa lo spiritoso moralista su di me perchè sarei andato in aspettativa dalla Rai tanti anni fa facendomi pagare i contributi previdenziali per la pensione da giornalista pur essendo stato eletto in Parlamento. L'accusa si basa sull'ignoranza costituzionale e sulla non conoscenza dei fatti. Strano per un giornalista no? Le cose stanno così: non ho scelto io l'aspettativa pagata dallo Stato. Non si poteva fare diversamente. A quel tempo pagava la Rai. Il meccanismo valeva per tutti i dipendenti, giornalisti e non di un ente pubblico. Anche lui, se venisse eletto oggi, non ....


Ora, mi sorge un dubbio: il ministro Clemens Mastella, pluribersagliato su tutti i fronti non solo da Gian Antonio Stella ma anche da altri giornalisti, avrà sbagliato apposta il nome della penna del Corriere? E' un atto voluto, quasi biblico, volto a togliere 'lustro', 'dignità' al nome del 'nemico'?
Oppure è un lapsus freudiano? Un errore veniale?
O suvvia, che ci sono cose ben più gravi che scivolare su questi fatti! Ma iniziare un post sbagliando il nome di uno dei fuoriclasse del giornalismo italiano, beh ... lascia pensare, ecco.

Tra l'altro, nessuno sembra essersi accorto della svista. Il post è in linea da sabato e l'errore è ancora là. Gaudeamus igitur.



foto da:
viskovitz.splinder.com/
festivaleconomia.it