mercoledì 29 agosto 2007

Piccole riflessioni su giornalismo e tv

In questi ultimi scampoli d'agosto e di stage, con un po' di stanchezza dovuta forse alle bizze del tempo, può anche capitare di che io non mi sappia decidere tra due programmi tv in onda nello stesso momento. A fine estate? In Italia? Sì, certo! ... Ah, i casi della vita!

Ieri sera, per esempio, c'era Riccardo Iacona su Raitre, in diretta dalla base italiana in Libano con W l'Italia - diretta. Al di là dei contenuti, devo ancora riuscire a capire se mi piace o no questa sua nuova veste lavorativa, dove al lavoro di inchiesta aggiunge la conduzione in diretta con larga partecipazione di pubblico, personaggi, protagonisti. L'idea in sè non pare malvagia. Mi sembra rientri in un'ottica di "servizio pubblico", di costruzione collettiva della "verità" (o, semplicemente, della/e realtà), di negoziazione di quello che lui scopre e racconta attraverso il dialogo con alcuni protagonisti delle stesse inchieste. Non mi convince fino in fondo perchè il rischio di eccedere nella spettacolarizzazione e finire nell'autocelebrazione è sempre in agguato. E poi perchè rischia di copiare clichè di stampo "salottiero" già ampiamente presenti nella tv generalista. Intendiamoci, non che ci sia pericolo che Iacona arrivi ad assomigliare a Bruno Vespa. Però il pubblico abbondante, seduto, mentre lui si destreggia di qua e di là con parlantina veloce e movimenti spigolosi, quasi mi incute un po' di inquietudine ... saranno gusti personali, ma di lui preferisco l'inchiesta nuda e cruda, ben rimtata, con un buon montaggio, ai turni di parola spezzati dai blocchi pubblicitari ...

L'altro programma che mi costringeva a fare zapping è stato uno Speciale del Tg di La7 sul delitto di Garlasco. Poco più di un'ora. Cosa aveva d'interessante? Che il focus della trasmissione non era il delitto in sè, ma l'appoccio dei media. "Delitto show" era il titolo. Tesi: da Cogne in poi non è più stata la stessa cosa nel raccontare tragedie di nera.
Interessanti, sobri e ben calibrati gli spunti offerti dal criminologo e dal sociologo della comunicazione presenti in studio, le critiche e le analisi sul ruolo dei media. E i servizi che hanno ricostruito l'atteggiamento, spesso sfociato nell'accanimento, della stampa nel caso di Cogne, in quello del piccolo Tommy e soprattutto, a mio parere, in quello di Erba, con i titoli sparati in prima pagina su Azouz e gli editoriali del giorno dopo.
Solo una cosa non mi torna troppo: c'era un inviato che, in collegamento da Garlasco, girava delle domande a Piero Colaprico, di Repubblica. Tutti e due in piedi, nel buio schiarito dai fari della produzione tv, di fronte alla villetta dove è stata uccisa la ragazza. Non c'erano carabinieri, Ris o polizia che stessero facendo alcun rilevamento. Non c'era nessuna necessità di essere lì per dare eventualmente aggiornamenti in diretta.
Domanda: non avevano un altro posto dal quale fare il collegamento o è irrinunciabile, per le dinamiche televisive, trasmettere dal luogo del delitto anche se c'è la certezza che non sta succedendo niente di niente?
"Mentre noi parliamo qui fuori, dentro la casa stanno facendo effetto i reagenti chimici posti dai Ris" dice Colaprico, a un certo punto .
...ah beh, allora ho capito tutto!

martedì 21 agosto 2007

"Non si fanno le nozze con i fichi secchi"

Il mio amico Paolino Paperino fa lo stagista in una radio, qui a Milano.
Il mio amico Paolino Paperino è apprendista stregone, come me.
Il mio amico Paolino Paperino è un brontolone, ma è molto versatile. Fa di tutto e di più (come la Rai, in teoria). Sforna servizi sull'uragano Dean come sui cortei dei gay.
La sua radio ha una gestione molto alla buona, a tratti rasenta il caos.
Il mio amico Paolino Paperino, invece, a tratti rasenta la crisi di nervi. Più volte ha sfiorato l'esaurimento nervoso. Come ieri. Poteva essere una bella occasione per "fare pratica" ... i boss della radio avevano deciso: inviato a Garlasco, sulle tracce del killer della 26enne Chiara. Il "caso Cogne" del momento.
Mi piace pensare che fosse un inviato super speciale, con mascherina e mantello come Paperinik.
Peccato che a Garlasco non ci sia mai arrivato. La giornata era iniziata nel migliore dei modi: pioggia torrenziale a intermittenza su tutta la Lombardia. Paperino non ha una sua auto. E' romano e non ha mai guidato nel traffico milanese. Ma la mitica redazione gli affida quattro ruote e un motore. "Vai", gli dicono, senza nemmeno una benedizione. Paperino non ci pensa. E parte. Stranamente, si perde. L'ingenuità e l'incoscienza (in senso buono) iniziale fanno piano piano spazio a un terrore che monta sempre di più nel suo animo.
"Sto guidando una macchina che non è mia, senza assicurazione, se succede qualcosa chi paga? Fateme tornà!", pensa il super eroe, giusto un filo preoccupato. E quindi, dopo due ore, fa rientro alla base. Ma mentre pregustava già di poggiare le chiappe sulla morbida poltrona della sua postazione, il boss lo rispedisce fuori. "A Garlasco s'ha d'andare", tuona con fare manzoniano. "Piglia il treno!".
Paperino vola in stazione, e prende il treno. Che però ferma a Vigevano, mica a Garlasco. Tutti i giornalisti sono nel paesino che da giorni è sotto i riflettori dei i media nazionali. Lui è solo e lontano. La sua è una radio "avventurosa", "informale". All'inizio era felice di essere lì in stage. Peccato che la sua radio sia talmente informale da non volergli pagare nemmeno un taxi per arrivare dove i suoi colleghi e concorrenti sono già da un pezzo. In fondo, 50 euro sono troppi per le finanze dell'emittente: meglio muoversi con i mezzi pubblici! Ma treni e corriere per il borgo campagnolo, "teatro del delitto", passano con la cadenza di un'era geologica...
A Paperino non rimane che tornare in redazione. Comandanti dei carabinieri e magistrati non si degnano nemmeno di rispondergli. "E chi m'aveva mai visto, di loro? Ci fossero stati i colleghi, almeno! Ma erano tutti a Garlasco!", racconta sconsolato.
E, seduto sulla poltrona del suo desk, gli occhi fissi sull'Ansa, ricama il suo servizio standard ispirandosi alle agenzie uscite nel frattempo.
Lui non avrebbe voluto, ce l'aveva messa tutta. Sentiva che l'occasione era ghiotta, che avrebbe potuto avere il suo spazio e cercare un taglio orginale per la sua cronaca.
E, mentre alla fine si prepara ad andare in voce, non gli resta che pensare, scorato, che in fondo "Non si possono mica fare le nozze con i fichi secchi".

giovedì 16 agosto 2007

pensieri comuni, pure abbastanza stereotipati

Milano può essere tutto e il suo contrario. E' agosto. Sì è svuotata. Ma non troppo. L'aria è più pulita. I mezzi pubblici veloci e puntuali. Non si fa fatica a trovare parcheggio. Poche le serrande alzate. I quotidiani hanno in prima pagina un giorno l'inchiesta "caccia ai bar aperti e non in ferie" e un altro "gli anziani soli e senza servizi adeguati". Solo il ferragosto interrompe la monotonia con le previsioni sui volumi di traffico per l'evasione giornaliera. Segue elenco delle manifestazioni che tengono in vita la città.
Eppure ... eppure forse è proprio il vuoto estivo che fa uscir fuori una bellezza normalmente nascosta dietro il traffico impazzito di gente e mezzi, dietro il grigiore del cielo invernale e il grigiume dello smog che si deposita ovunque, a iniziare dai polmoni.
Fuggirei anch'io, forse. Però devo ammettere che quest'estate in città non è nemmeno così tragica come me l'ero immaginata...

mercoledì 8 agosto 2007

Undicesimo punto della legge: lo scout non è uno stupido (ma a volte si fa sgamare)

Metti una sera a cena dalla squadriglia Castori (squadriglia= gruppo di 6-8 ragazzi dagli 11 ai 15 anni, ndr).
Metti di non essere più il loro capo diretto, ma che ti conoscano abbastanza per "poter capire certe cose" e ascoltare "certi" racconti ...
Considera che, prima ancora di preoccuparsi se si ha o no il sacco a pelo e la tenda, gli scout che si preparano al campo estivo hanno uno scopo supremo, che, se raggiunto, genera un piacere immenso: fargliela ai capi. Che però non sono nati ieri. Ergo, i giovini figliuoli devono aguzzare l'ingegno.
E la sq. Castori, per una volta, si è presa per tempo. In sede, moooolto prima della partenza, aveva preparato un doppio fondo nella cassa di legno di squadriglia. Robe che 007 è una mezza sega in confronto. Sotto pentole pulite, ma che nel giro di un giorno sarebbero diventate unte e nere di fuliggine, hanno piazzato un piano di compensato perfettamente livellato e cesellato, pronto a nascondere una scorta di caramelle e ammenicoli commestibili vari, sufficienti a sopravvivere alla prossima era glaciale, nonstante il menu "salutista" della cambusa (che comunque comprende botte caloriche non indifferenti)...
Poi, è successo l'imprevisto. La variabile non controllabile. Cioè i rover (= aiuti capo, più o meno, per chi non mastica lo scautese, ndr). Se ne sono accorti, anche loro prima della partenza. Ma sono stati zitti, pregustando il momento del trionfo. Che si è materializzato nell'ispezione tradizionale del primo giorno di campo.
Come sempre, prima della mazziata, è stata offerta l'ultima chance di fuga: una tinozza da bucato posta al centro del cerchio formato dalle cinque squadriglie appena arrivate al campo. "Avete dieci minuti per riempirla di tutto ciò che sapete di avere e che non è consono allo stile di un campo", ha detto un capo con fare più o meno solenne.
Silenzio.
Qualcuno ha lanciato una manciata di caramelle e cagatine varie. E sono saltate fuori pure due confezioni di pistacchi (nessun commento sui gusti segreti degli adolescenti di oggi, please!).
Troppo poco. I rover sono entrati in azione. I poveri Castori sono stati messi a nudo. Inesorabilmente. Con la vasca che si è improvvisamente riempita di contenuti "illegali" :-@
A cui si sono poi aggiunte caramelle nascoste in una borraccia, nei calzini, nella biancheria pulita. E poi cellulari mimetizzati nelle mutande, cellulari-schermo consegnati senza Sim, e via dicendo ...

E adesso provate a dire che gli adolescenti del terzo millennio non hanno fantasia, tsè!

venerdì 3 agosto 2007

Senza parole

Segnalo questo post illuminante dal blog di Federico Ferrazza. Mi astengo dai moralismi ma mi tengo la tristezza per lo stato dell'informazione in Italia (come scrive anche Alessandro Gilioli, dell'Espresso)... mio nonno avrebbe commentato, laconico, in dialetto: "Ah pòra Italia!"

Augh.

mercoledì 1 agosto 2007

One world, One promise

All'alba. Oppure alle 8.00 di ogni fuso orario mondiale, per chi non può/vuole essere mattiniero. Tutti gli scout, in qualsiasi luogo/momento della loro vita, dovrebbero essersi fermati/fermarsi per rinnovare la loro promessa. Primi fra tutti i partecipanti al Jamboree, l'incontro mondiale che si tiene ogni quattro anni (come le Olimpiadi) e che questa volta fa tappa a Londra. Per chiudere il cerchio e per ricordare l'inizio, cent'anni fa, del primo campo voluto da lord Baden Powell sull'isola di Brownsea.

Ho letto che a Milano proponevano di trovarsi alle 8.00 in piazza Duomo per compiere "il rito".
Volevo pure andarci. Tanto di solito mi alzo alle 7 e la piazza è a due passi dalla sede dello stage. Ma oggi, per la prima volta, non ho sentito la sveglia (strano vero?). Mi sono alzata alle 8.05 incazzata col mondo e con questa città, dimenticandomi di tutto.

La mia promessa l'ho rinnovata qui, in ufficio, con un'ora di "ritardo", dopo aver scritto dell'andamento dei mercati valutari all'apertura della piazza londinese. Meglio di niente.

Happy birthday allora!!!
Semel scout, semper scout ... che sia vero?