martedì 9 ottobre 2007

Caro ministro ti scrivo, così mi distraggo un po'

Riporto senza modificare alcunchè, dal Giorno di lunedì 8 ottobre 2007 :

L'APPELLO


Caro signor ministro no prediche, sì sostegni

— MILANO —SIGNOR MINISTRO, il programma da lei illustrato in Parlamento giovedì scorso, «bamboccioni fuori di casa», è meritorio e persino nobile. Stimolare con la provocazione i giovani perditempo, spiaggiati sul sofà del salotto tra mamma e papà fin oltre i trent'anni, a uscire dal bozzolo dei conforti casalinghi è una causa condivisibile. Studi a rilento, lavoretti, relazioni "liquide". E zero responsabilità. Basta con queste vite parcheggiate, è il suo invito. Questi giovani non producono, non si sposano. Un danno per tutti. Ma le cose stanno veramente così? In una lettera pubblicata dal Sole-24 Ore di ieri un 70enne con una pensione di 50 mila euro l'anno dice di averne messi da parte 100 mila per la previdenza del figlio, che ha 40 anni e uno stipendio netto di 20 mila. Un esempio paradossale, certo. E sintomatico. Perché per la prima volta dal dopoguerra i figli vivono peggio dei genitori e il trend non si rovescia. Quando si avvicina la vecchiaia, sono gli adulti a soccorrere i più giovani anziché il contrario. E non tutti hanno le risorse per farlo, come nel nostro esempio. Nella pancia del Paese, caro ministro, ce ne sono sette milioni e mezzo di «bamboccioni», il 61% dei giovani italiani. Hanno tra i 18 e i 34 anni e il loro indirizzo è lo stesso da quando sono nati. Un terzo studenti, quasi metà lavoratori, gli altri alla ricerca di un posto. Che non sarà fisso né garantito e quasi sempre malpagato. Almeno la metà vorrebbe spiccare il volo e chissà, metter su famiglia. Cambia città (a volte Paese), sceglie le università migliori o i lavori più promettenti. Ma viene rimbalzato da uno stage a un altro per anni, guadagna quattro soldi e non ce la fa con l'affitto. Mutui neanche a parlarne senza busta paga garantita. Le banche (poche) che li concedono hanno condizioni impossibili. Studiare poi è un lusso. In Italia abbiamo mezzo milione di fuorisede e solo 51 mila residenze universitarie. I cervelli in fuga vivono in appartamenti sovraffollati, fatiscenti, a volte sottotetti arrangiati. Una stanza costa fino a 700 euro, un posto letto 400. Senza contratti, tutto in nero. Più che vita parcheggiata, questa è una vita agra. Di giovani precari, atipici, ma non anormali. Niente prediche, dunque. Ma sostegni. Trecento euro l'anno di detrazione per gli affitti è ancora poco. E se guardiamo alla Spagna, signor Ministro, dove il bonus è di 200 euro ma al mese, vien voglia di partire. E non tornare più.


Valentina Conte, Studentessa alla Statale di Milano

via lasestina.com

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